C’è lo psicoanalista inconsapevole, e legge talmente bene i personaggi del tuo libro, Rebecca la ragazzina che l’orrido mondo intorno chiama “brutta”, la mamma cattiva che strega non è, il papà sfumato come un colore appena immaginato, talmente bene li legge che senza volere ti domandi come starà leggendo te, e lo guardi con quel tanto di soggezione che viene dall’essere interpretati a sorpresa, quando non ci si aspetta proprio quel che capita.
C’è chi già conosce troppo l’argomento di cui parla “La vita accanto”, perché il corpo nemico lo ha sentito eccome, ma sta bene adesso e la distanza dal suo male le dà una saggezza che senti vera.
C’è chi scrive poesie ma non legge libri, perché il suo mondo è già ricco quel che serve e le parole lo raccontano.
C’è chi, e son tanti qui in seconda G, che il brutto del mondo lo vede bene, nel voler essere più di quel che siamo, nel falso di cui ci circondiamo, vestiti e oggetti da comprare e poi subito buttare. C’è chi disegna, e anche questi sono tanti, disegna mentre ascolta e anche mentre parla, e chi arriva con una borsina pazza e bella e così deve essere, un po’ artisti son tutti qui, come Rebecca che nel libro suona, qui invece disegnano, e c’è anche un indirizzo che possono scegliere in terza, fra loro lo chiamano “Libro”, memoria di quando era soprattutto restauro di libri antichi. Oggi, nella lingua nuova di una qualche riforma, si chiama “Arte e restauro del libro”, più copertine, e caratteri da scegliere, e formato. E ci si chiede chi di loro disegnerà la copertina del suo ultimo libro, chissà.
C’è chi non parla e ascolta. E il cielo sa che anche questa è un’arte. Rara più di altre.
C’è poi lei, che quando qualcuno chiede “ma perché alla fine Rebecca non brilla su un palcoscenico con tutto il suo telento?” risponde senza alzare gli occhi dal disegno sul suo foglio “perché non sarebbe vero, la vita non è così”. Ma è un romanzo, vien da rispondere. Potrebbe anche avere un lieto fine sfacciato e sfolgorante.
E invece no, ha ragione lei, la letteratura un po’ di verità di noi la deve raccontare. E la vita normale, di affetti e parole che non brillano su uno schermo, è una vita bella, non vita accanto, è nostra, è la nostra vita bella. Grazie.
Mariapia Veladiano
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