“MORITURI”
Nell’incontro di domenica 6 marzo 2016, alle ore 17:30, al convento di San Francesco, Yasmina Khadra, intervistato da Luca Crovi, con l’aiuto dell’interprete Marina Astrologo, ha condiviso esperienze e ricordi con il pubblico di Pordenone e ancora una volta è riuscito a creare un’atmosfera piacevole e a provocare persino qualche risata, nonostante venissero affrontate tematiche forti, di guerra e terrorismo. Quella guerra che gli ha fatto scoprire un odio prima mai sospettato nella popolazione algerina. Una guerra che gli ha portato via amici e collaboratori e che lo ha circondato di morte. Una morte che egli stesso non era sicuro di poter evitare. Proprio per questo doveva scrivere, doveva lasciare assolutamente qualcosa a suo figlio.
Si trovava in missione per combattere il FIS, formazione terroristica algerina. Aveva appena raggiunto un piccolo villaggio nel cui cimitero si stava svolgendo una cerimonia per il 50esimo anniversario della liberazione del Paese. Il luogo era affollatissimo e molti erano gli scout. All’improvviso sente un boato e vede alcuni di quei bambini saltare in aria: i terroristi avevano nascosto una bomba nella tomba di un martire. Segnato nel profondo da questo terribile episodio, un giorno, dopo essersi svegliato, trova sul comodino il libro “Morituri”. Lo legge e non ricorda di averlo scritto, finché la moglie, sempre presente nei suoi discorsi, lo informa: era da 30 giorni che lui non dormiva per scriverlo. Egli, fiero, afferma che “ E’ da quel giorno che è nato Yasmina Khadra”, con quel romanzo importante per lui: il regalo che voleva lasciare al figlio, convinto di dover presto perdere la vita a causa del terrorismo.
“Morituri”: un romanzo che non ha le intenzioni di un romanzo, ma che vuole piuttosto denunciare la reale situazione dell’Algeria. Di quel Paese ormai corrotto, dove i giovani sono privi di punti di riferimento e abbandonati a se stessi. Dove a loro è stato fatto credere di essere inutile, destinati a marcire. Arrivano al punto di domandarsi : “ A cosa serve ricoprirsi di diplomi, se là fuori il lavoro non c’è?” E allora, sentendo le promesse convincenti e utopiche degli estremisti, si convincono che l’unica forma di giustizia si trovi nella morte. I terroristi sono dunque spesso dei ragazzi nei quali è stata coltivata per anni l’aggressività. Per i quali le parole del guru avevano il sapore del miele, mentre contenevano in realtà l’atrocità del veleno. Parole affascinanti, quelle dei guru, tanto che Khadra ammette di aver lui stesso lottato per non cadere nella trappola. Lui però, grazie alla sua cultura e sensibilità,è riuscito a salvarsi; molti altri però non non hanno saputo opporre resistenza, non ne avevano i mezzi.
QUALCOSA DA SALVARE: IL PENSIERO
Khadra ha affermato che la fragilità e la vulnerabilità dell’uomo provengono dalla mancanza di “pensiero”, quello che rende grande l’Occidente e che invece manca in Algeria. Si tratta di qualcosa che risulta notevolmente scomodo ai politici, qualcosa che decisamente ‘non vogliono’. E quando qualcuno si fa avanti, esprimendo le proprie opinioni, gli uomini di potere e la stampa lo denigrano per mezzo di menzogne e falsi scandali. Ed è qui che alcuni autori rischiano di cadere nella trappola. Dimenticano il loro ruolo, il loro compito e passano il tempo a rispondere alle varie accuse. Ma Khadra non vuole deludere e resta coerente con la propria filosofia. Lui si è salvato e, nonostante le esperienze drammatiche vissute nel suo Paese, afferma con tono di speranza che il popolo algerino si sta risvegliando.
LA SCELTA DEL NOIR E IL SIGNIFICATO DELLA MORTE DEL COMMISSARIO LLOB
In una società che chiude le bocche ancora prima che si aprano, diventa impossibile esprimersi. Questo spiega il perché della scelta del noir; o meglio “é il noir che ha scelto me”, dice l’autore che non crede nella categorizzazione della letteratura. Uno bravo scrittore sarà in grado di esprimersi con qualsiasi genere. Il noir diventa uno strumento di denuncia sociale e un mezzo per andare incontro ai lettori.
Riflettendo sulla trilogia del commissario Llob, Khadra evidenza una forte affinità tra lui e il suo protagonista. E, con la solita simpatia, afferma persino di sentirne la mancanza. Quando era ancora arruolato nell’esercito, il suo nome Yasmina Khadra aveva riscosso molto successo, ma nessuno era in grado di associarlo al suo volto. La gente inventava molte storie su di lui. Qualcuno aveva persino detto di essere stato suo marito in passato (ovviamente era all’oscuro che Khadra fosse lo pseudonimo di un uomo). Un giorno una giuria francese, colpita dal romanzo, interpella un amico e coautore di per informarsi dell’esistenza o meno di qualcuno a cui consegnare il premio. L’amico non riesce a tenere la bocca chiusa. Poco tempo dopo i giornali riportano la notizia per cui “potrebbe trattarsi di un ufficiale dell’esercito”: per lo scrittore è il panico. Mancavano solo 4 mesi al suo congedo. La fortuna gioca però a suo favore: Il 15 ottobre del 2000 egli lascia l’esercito e solo 5 giorni dopo lo scoop clamoroso esce sui giornali.
E’ per questo che ha deciso di “uccidere”il suo commissario. Il messaggio rivolto ai lettori nel romanzo era infatti quello di non cercare di scoprire chi fosse per non fargli fare una brutta fine.
“L’ATTENTATO”
Un altro libro che l’autore cita spesso è “L’attentato”. Per quale motivo? Egli dice di dover tutto a quel romanzo. Per cinque anni voleva farla finita con la letteratura. A Parigi si sentiva discriminato ed escluso; le persone gli sorridevano per poi piantargli il coltello nella schiena. Doveva essere un libro di addio, per il pubblico ristretto che gli rimaneva. Dopo la pubblicazione tornò in Algeria, dove venne a sapere che il romanzo aveva avuto un grande successo. Questo libro gli fece riacquistare la fiducia in se stesso e nei lettori. Si convinse che letteratura significa generosità.
ORMAI KHADRA HA CONQUISTATO IL PUBBLICO DI DEDICA: LA TESTIMONIANZA DI DUE BLOGGER
Un incontro davvero accattivante quello di oggi, dove Khadra ci ha parlato con tutta semplicità e autenticità, tanto che al termine si è formata una lunga fila di persone desiderose di stringergli la mano e chiedere un autografo su una copia di un suo libro. Anche noi (Angela e Gabriela della IV H del Liceo Grigoletti di Pordenone), due blogger di Dedica, lo abbiamo fatto e abbiamo scambiato due parole con lui. Alla fine ci ha anche concesso una foro, che condividiamo con voi e che dà prova della sua disponibilità, oltre che della nostra ammirazione sincera.
Gabriela Bolboceanu e Angela Toce (Liceo M.Grigoletti di Pordenone)
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