Ieri sera, alle 17.30, la Sala Gialla del Salone di Torino si è riempita in un batter d’occhio di per l’incontro con Lilli Gruber intervistata da Marco Travaglio, in occasione del suo nuovo libro “Prigionieri dell’Islam”.
“Prigionieri dell’islam, siamo noi o gli islamici?” chiede il giornalista.
“Entrambi” afferma la Gruber. Noi siamo spesso ignoranti riguardo alla cultura mussulmana, perché guidati da pregiudizi, loro perché prigionieri di una interpretazione arcaica ed oscurantistica del Corano.
La popolazione islamica in Italia conta un milione settecentomila credenti, numero relativamente basso, ciò nonostante molto visibile nello spazio pubblico. Si tratta di una religione prescrittiva, che segue dettami e precetti ben precisi, in contrapposizione ad uno stato laico con valori decadenti e annacquati, come il nostro.
Un nuovo passo verso la convivenza pacifica tra culture si può costruire, secondo la scrittrice, solo mediante la negoziazione con il diverso, per raggiungere un compromesso.
La Gruber pone tutte le sue speranze nelle giovani e future generazioni (per questo la dedica al nipote Mattheus): devono accollarsi una gran parte del fardello per combattere uniti contro i pregiudizi. La battaglia deve essere fatta insieme. Da soli non è possibile andare avanti in questo mondo complesso.
Si deve valutare la democrazia di un popolo da come rispetta i valori e i diritti delle Donne. “[…] ma chi siamo noi per impedir loro di mettere il velo?” provoca Travaglio. L’importante è rispettare la Costituzione italiana, citando l‘articolo 85 del Testo unico della legge di pubblica sicurezza (decreto regio 18 giugno 1931, n. 773) il quale vieta di “comparire mascherati in luogo pubblico” e prevede per i trasgressori una “sanzione amministrativa”. Chi, invitato a farsi identificare, rifiuti di farlo, è punito con un’ulteriore ammenda.
Abbiamo assistito ad un incontro denso di contenuti (terrorismo, moschee, imam, confronto tra religioni, satira e limiti del giornalismo), ma quello che più ci ha colpito è stato il coraggio e l’intraprendenza di una donna, Lilli Gruber, che da anni opera in un ambito prettamente maschile.
Liliane Apetogbo e Alice Pittau, 4^H Liceo Michelangelo Grigoletti
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