Sociologa laureata all’Università Bocconi di Milano in Discipline Economiche e Sociali, Donatella Campus ha presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino la sua ultima ricerca Lo stile del leader (edito da Il Mulino). Insieme a Cesare Martinetti, direttore del settimanale de La Stampa Origami, e a Ilvo Diamanti, sociologo e politologo, si è discusso di come il fattore definito “personalizzazione della politica” abbia portato le figure di singoli personaggi ad emergere dai partiti politici; un trend globale, che però cambia di nazione in nazione: dagli statunitensi Reagan e Clinton, all’inglese Blair arrivando fino alla tedesca Merkel. Come fa notare Diamanti, nel libro scarseggiano leader italiani: Berlusconi, Prodi, Grillo e Renzi sono gli unici ad essere nominati e, ad eccezione di Prodi, sono tutti cosiddetti leader outsider, che si pongono come alternativi rispetto al sistema politico. La mancanza di leader in Italia prima del ’94, così come in Germania prima della Merkel, è dovuta alla tirannofobia creatasi a seguito del ventennio fascista.

Ma attraverso leader del passato, si arrivano ai probabili leader del futuro: sia Trump che Sanders, candidati alle primarie americane di quest’anno, sono leader “alternativi” al governo di Obama e una risposta al desiderio di cambiare. Ma se il candidato democratico in lotta con la Clinton non fa ricorso al personalismo, la star repubblicana ne è l’essenza: uomo di affari di successo, la sua campagna è incentrata unicamente sulla sua figura, e anche i media parlano unicamente di lui.

Un trattato per capire la politica attuale e passata, e che, siccome la politica ora passa dalla televisione e dai nuovi media, l’attore politico è ora colui che recita.

Chiara Tarulli e Valentina Trovato, Liceo Classico Vittorio Alfieri di Torino