I bambini non vogliono il pizzo“, con la spiegazione di questo titolo si apre l’incontro con Anna Sarfatti.
La parola pizzo, spiega l’autrice, nasce in Sicilia e veniva utilizzata quando qualcuno metteva il “becco (traduzione letteraria di pizzo) nel piatto degli altri“, cioè quando ci si intromette negli affari altrui facendo il prepotente. Ai giorni d’oggi, pizzo, è un sinonimo di “estorsione”.
Un pubblico di quasi soli bambini accompagna l’autrice, che inizia a leggere le parole in rima del suo libro: è la storia di Margherita, una bambina che scopre il coinvolgimento del padre con la mafia. Prima non ne aveva mai sentito parlare, ma dopo aver visto suo padre pagare il pizzo, capisce che è una realtà concreta.
Un giorno, quando il padre si accorge di non poter più pagare, i mafiosi gli bruciano la pizzeria, così interviene la polizia e si forma un’associazione al fine di aiutare e sostenere le vittime delle mafie e le loro famiglie.
Un personaggio all’interno della storia accenna alle figure di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, che vengono poi ripresi dall’autrice al termine della lettura del proprio libro. Abbiamo trovato molto particolare il fatto che l’autrice sia riuscita a coinvolgere un pubblico così giovane pur parlando di un argomento tanto serio e complicato. I bambini hanno partecipato attivamente facendo domande e rispondendo a loro volta ad Anna Sarfatti.
Nonostante i commenti talvolta non pertinenti, si è riuscito a creare un clima serio e riflessivo. L’autrice, dopo averci travolto con un fiume di parole, ci ha lasciati con la speranza di un futuro più giusto.

Alessandro e Darida
reporter Fuorilegge,3H SMS Peyron-Fermi