“Liberi tutti. Lettera ad un ragazzo che non vuole morire di mafia”; questo è il titolo del libro scritto dal procuratore nazionale antimafia, che ancora una volta vuole denunciare la violenza dell’organizzazione e contrastarne la diffusione.
Cosa Nostra vuole apparire come “una mamma che cura, protegge e difende i propri figli” mentre la realtà è che uccide, uccide gli uomini come le donne e i bambini; di mafia si può veramente morire. Il quadro che Grasso vuole rappresentare nel suo libro è quello di un mondo criminale di cui dobbiamo avere consapevolezza. Citando le parole di Gramsci “l’indifferenza è il peso morto della storia”, insiste sul senso del dovere che deve apparire in ognuno di noi, consci del fatto che ogni nostra azione quotidiana influisce nella storia e negli sviluppi della nostra società. L’appello che rivolge è indirizzato soprattutto ai giovani che devono agire come movimento di massa e sostenere i principi di non violenza, libertà, uguaglianza e tolleranza, pace. La lotta alla mafia non può permettersi eroi solitari perché non può spostare le aspettative a poche, significative, persone. Questa grave crisi di legalità necessita una rivolta morale con la partecipazione di ognuno di noi.
Spostandosi dai primi pentiti come Buscetta ai magistrati più onorevoli, Grasso spiega cosa è la mafia, come riconoscerla e come sfuggirne. Esalta la magistratura che esercita la funzione più alta dello stato: quella della giustizia. Individua infine la soluzione al male più grande del nostro paese: la sintonia delle istituzioni e la cultura della legalità”.
Marta Diolaiti
Liceo Ariosto Ferrara
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