Non è facile nascere figli di mafiosi, come dimostrano la vita di Rita Atria e Peppino Impastato, la prima suicidatasi nel 1992 e il secondo ucciso in un attentato mafioso il 9 maggio 1978.
E’ possibile sopravvivere in una famiglia di mafiosi? Com’è possibile separare il mondo in cui si cresce da quello che si vorrebbe? Come ci si può salvare vivendo in una situazione del genere?
Secondo Andrea Gentile, autore di Volevo nascere vento, ci si può salvare attraverso la sensibilità, ovvero la capacità di riflettere su ciò che accade intorno a noi. Come Rita Atria, che leggeva, scriveva poesie, teneva un diario ed era capace di sognare.
Quella di Rita è una storia vera: era figlia di un piccolo boss mafioso “buono”, come amava definirsi suo padre, che si occupava di mantenere l’ordine e proteggere i pastori dai ladri di bestiame, al contrario dei “mafiosi cattivi” che trafficavano droga. Anche lui giustiziato dalla mafia, come suo figlio Nicola. Rita, supportata dalla cognata Piera, decise di raccontare tutto al giudice Paolo Borsellino (zio Paolo) che lei considerava un padre. Nel luglio del ’92, la vita di Borsellino finì nell’ attentato di via D’Amelio e Rita, priva di un punto di riferimento, decise di suicidarsi.
Ma questa vicenda con un finale così tragico, può dare un messaggio di speranza a chi combatte contro la mafia?
L’autore risponde che la speranza è andare avanti e continuare a combattere per rendere il mondo più giusto, difendendo gli ideali e i valori per cui Rita ha sacrificato la sua esistenza.
Da dove viene il suo interesse per la mafia?
Andrea risponde che non è interessato tanto alla mafia, quanto alle storie e al contesto italiano di questo tempo.
Questa storia vera si intreccia con parti inventate dall’autore: per esempio, il titolo Volevo nascere vento è stato ispirato da un testo di Sergio Atzeni, Bellas mariposas, ed esprime la voglia di Rita di scomparire e di sottrarsi al circolo vizioso della mafia per trovare la propria LIBERTA’.
“Io penso che se c’è qualcosa che nella vita è bella, questo è il vento. Volevo nascere vento. (…) Essere invisibile. (…) Vento che riposa, vento che salta, vento che spinge, vento che dorme, vento che si tuffa, vento che soffia, vento che lotta, vento che stacca una rosa, vento che quella rosa la porta all’uomo giusto, alla donna giusta, con la forza del vento, vento che sale, vento che scende, vento che vola.” (pp. 150-152)
Chantal, Sara, Francesca Marzolla, 2^ H e 3^ G, SMS Caduti di Cefalonia,
Redazione Fuorilegge
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