Si è tenuta nella Sala Rossa alle ore 18:00 la conferenza “Il dovere della memoria, il diritto all’oblio” che oltre a presentare il nuovo libro del corrispondente della Stampa dagli Stati Uniti, Maurizio Molinari (presente all’incontro) “Governo ombra”, ha lasciato ben presto il posto ad un acceso dibattito sui documenti d’archivio statali, segreti e non, in Italia e negli Stati Uniti. Ospiti erano il celebre direttore del quotidiano “La Stampa”, Mario Calabresi, lo scrittore e critico letterario Marco Belpoliti e lo storico contemporaneista Umberto Gentiloni. Come sottolineato da Calabresi, le differenze fra gli archivi americani e quelli italiani sono davvero enormi e testimonianza diretta di tutto ciò era lo stesso Molinari che ha brevemente spiegato come sia facile per un comune cittadino americano accedere a tutti i documenti di cui ha bisogno. In America vi sono ben tre tipi di documentazione accessibile al 100% al pubblico e viene chiamata Classificazione di Documenti Declassati: sono quelli che risultano consultabili dopo una scadenza di tempo di circa trent’anni, quelli emessi direttamente dal presidente in carica e raccolti in una biblioteca nella sua città natale e i FOIA (Freedom of Information Act) che comprendono un enorme numero di documentazioni regolate da una legge sulla libertà di informazione, emanata negli Stati Uniti il 4 Luglio 1966 dal presidente Lyndon B. Johnson, che impone alle amministrazioni pubbliche una serie di regole per permettere a chiunque di sapere come opera il Governo Federale, comprendendo l’accesso totale o parziale a documenti classificati. Grazie a questa legge i documenti segreti più recenti visibili in America risalgono a fine 2010 mentre in Italia al 1953. Per questo si parla di “dovere della memoria”, per ribadire quanto sia importante, soprattutto in Italia, la possibilità di informarsi su fatti che hanno segnato la storia del secolo appena concluso, come la strage di Piazza Fontana o come il caso di Aldo Moro, i cui documenti non sono purtroppo pubblici e che consentirebbero una volta per tutte di seppellire, in modo simbolico, alcuni degli “insepolti” della nostra più recente contemporaneità.
Federico Rocco
Arianna Rizzi
1D Liceo Classico “Vittorio Alfieri”
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