Per i bambini le cose brutte e pericolose hanno un fascino particolare, ma spesso incomprensibile, per questo a volte fanno la domanda più semplice del mondo “Perché?”. Attraverso questo libro strutturato per domande, che sembra una mini-enciclopedia sulla guerra, Toni Capuozzo cerca di rispondere alle possibili domande dei ragazzi.

Capuozzo non ha mai sognato di fare il cronista di guerra, ma al contrario voleva fare il marinaio. Però dopo un viaggio in Nicaragua ha presentato del materiale ad un giornale che non glielo ha pubblicato, ma gli ha proposto di scrivere. Comincia così la sua esperienza di inviato di guerra in particolare nell’ex Jugoslavia, in Somalia, in Medio Oriente e in Afghanistan.

La Guerra gli interessa non dal punto di vista delle battaglie, ma “perchè è una specie di seduta psicanalitica collettiva, dove tutte le convenzioni normali crollano”. Dalla guerra è tornato cambiato perché essa, come una malattia, insegna il vero valore delle cose, “rivela te a te stesso, toglie molte illusioni”.

Nell’introduzione del suo libro l’autore dice di aver avuto spesso paura; nell’incontro specifica che la paura più grande è la paura virtuale, come ad esempio quella di essere sequestrati a Baghdad. La paura va sempre controllata: se si riesce a capire il fascino della spericolatezza, si riesce a controllarla. Nel corso del tempo ha perso l’illusione di salvare le persone quando va nei paesi in guerra, come invece può fare un medico.  Però, pur essendo vicedirettore del TG5 e conduttore di “Terra”, continua a fare l’inviato perché la vita di redazione lo annoia e perché negli anni ha stabilito molte relazioni all’estero, in particolare nell’ex Jugoslavia.

Capuozzo descrive il momento del ritorno a casa come il più difficile, per il disagio di tornare alla normalità. Ma questo cambiamento di situazione consente di capire che non tutto ciò che abbiamo è scontato, infatti “passeggiare senza che nessuno ti spari è una delle cose più belle del mondo”.

Un ultima considerazione che ci ha colpito è stata quella sull’importanza delle parole: infatti “le consumiamo  come degli attrezzi”, senza dare loro il giusto peso. Ad esempio l’autore si è riferito all’ODIO , all’AMORE e alla PACE, aggiungendo che “non c’è persona che possa amare la guerra”.

In questo incontro Capuozzo ci ha dato una grande lezione di vita, perché ci ha insegnato a dare più importanza a ciò che ci circonda, con grande umiltà.

                        Chantal, Sara, 2^H Caduti di Cefalonia
Elisa Redazione Fuorilegge