“La donna che mi insegnò il respiro” è il nuovo libro di Ayad Akthar, scrittore Pakistano ma che ormai vive da anni in America.

L’incontro è cominciato con una lettura da un passo del libro interpretato dall’attrice Alessandra Terni, che ha dato voce all’Io narrante del libro, Ayad un quindicenne di famiglia pakistana emigrata in America. Un personaggio fondamentale del libro è la zia Mina caratterizzata da una grande bellezza e da un animo ribelle.

Cominciata l’intervista la prima domanda posta allo scrittore è il motivo per cui ha incentrato il libro sull’infelicità. La risposta dell’autore si è soffermata molto sulla differenza tra vecchio e nuovo mondo e di come il primo abbia sempre insegnato che l’infelicità è parte della vita e che non si può scappare dalla morte, mentre quello nuovo cerca sempre di imporci una speranza per negare la sofferenza.

Ha anche descritto i suoi personaggi definendoli tutti a loro volta dei fondamentalisti rispetto alla fede, che può essere vissuta in tre modi diversi: chi la vede come letterale ed ortodossa, chi umanista e razionale e quindi la nega, e chi la vive in maniera mistica. Inoltre tutti cercano la liberazione intesa per il proprio ideale di libertà, non tutti la trovano o la ottengono, ma lo scopo del libro è la ricerca dell’obiettivo e non il raggiungerlo.

Alla domanda “Cosa ne pensa della condizione femminile?” l’autore risponde che sin da bambino ricorda la mortificazione delle donne per come sono trattate e le minori possibilità che hanno rispetto agli uomini, ma ciò che lo ha sempre colpito particolarmente è il paradosso in cui vivono le Pakistane, cioè il soffrire per la loro condizione e il non cercare nemmeno di essere libere e di valorizzarsi, ma insegnare ai propri figli il medesimo comportamento dei padri nei loro confronti. Conclude parlando della condizione del Pakistan dicendo che il paese la deve smettere di cercare scuse per la sua condizione, dando la colpa alla storia che ha vissuto, e per riscattarsi è necessario che guardi al futuro.

Camilla Brumat Francesca Ferraris