Vittorio Sgarbi ha presentato il suo ultimo libro “L’arte è contemporanea”.
Ma cosa vuol dire che l’arte è contemporanea? Dal punto di vista cronologico, contemporaneo è chi vive nel nostro tempo. Quindi le opere di Michelangelo o Raffaello, solo per il fatto che continuano a esistere, si possono definire nostre contemporanee. Invece, dal punto di vista operativo, sono contemporanei due artisti che, pur sentendo e rappresentando in maniera diversa la loro attualità, vivono nel medesimo tempo.
L’arte, per essere definita tale, non deve solo essere popolare, ma anche universale, cioè deve riguardare tutti in qualsiasi luogo. Sgarbi intraprende un viaggio all’interno delle opere artistiche che sono più riuscite a far vivere entrambi gli aspetti. Per esempio, quelle di Picasso e Salvador Dalì. Esistono anche artisti che non sono notissimi al pubblico, come Antonio Lopez Garcia, ma le cui opere hanno un valore assoluto maggiore rispetto a Warhol, per esempio, molto più popolare che universale.
Non è quindi, secondo Vittorio Sgarbi, la popolarità che fa diventare universali, ma dovrebbe avvenire il contrario. Spesso, anche a causa del valore di mercato dei quadri, la notorietà dell’autore influisce inevitabilmente sul valore assoluto dell’opera, come nel caso di Munch e Van Gogh.
Il critico d’arte conclude il suo incontro dicendo che non sarà “la bellezza a salvare il mondo”, ma “il mondo a salvare la bellezza”, che deve essere protetta e preservata, cosa su cui, indubbiamente, sono d’accordo.
Benedetta Saraco
1 D, Liceo Alfieri
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