Un burka nero con, al posto di un viso, il segnale di divieto e due occhi; una figura di cane dal cui profilo della bocca pare stia mangiando un gatto, il quale a sua volta sembra divorare un topo; una pagina fucsia e una mano bianca in un angolo basso che a ben vedere tiene in mano un piccolo pene. Denunciare una situazione, rielaborare un normale evento naturale, esporre e capire un problema giovanile: questo fa Noma Bar, designer israeliano che ha esposto il suo lavoro alla Sala 4 del cinema Apollo, in mezzo ad un pubblico incuriosito da un’arte piuttosto insolita. La peculiarità dell’artista consiste nel creare figure dentro figure, desumibili dai contorni delle bocche, ad esempio, o dai profili, a volte appena percettibili; cambiando il punto di vista cambia anche il messaggio lanciato.

 Noma non è peraltro un volto nuovo ad Internazionale, in quanto sono sue alcune copertine del giornale – un Bin Laden formato dalle Torri Gemelle, da una mezzaluna e da due aerei come occhi ne è un esempio-, ma ha lavorato, tra le altre testate, anche per Esquire, Wallpaper* e Time Out London. Autore di due libri, confessa durante l’incontro di portare sempre con sè il blocco degli appunti, perchè le ispirazioni gli arrivano soprattutto da scene semplici, comuni, che di solito non catturano l’attenzione e che lui riesce a riproporre con pochi tratti fondamentali, pur comunicando messaggi importanti. Le sue opere non sono incentrate su un unico tema e spesso non manca di ironia, come mostra il disegno che ha definito ” la vendetta del sushi”: a prima vista fa capolino una donna cinese con tanto di bacchetta a fare da occhio, ma guardando meglio si potrà notare un enorme pesce dalle fauci spalancate pronto a divorarla. Noma ha deliziato tutti con un design fantasioso e sempre pronto a stupire: consiglia di osservare la realtà da più punti di vista, perchè avrà sempre qualcosa di diverso da mostrare.
Loris Ferrero, Irene Cavallari