Da venerdì mattina per tutti e tre giorni del Festival, nell’ Imbarcadero del Castello Estense, è presente una mostra fotografica e di istallazioni multimediali dal titolo “Urban Survivors”, curata da Medici Senza Frontiere e dalla Fondazione Noor. MSF nasce nel 1971 in Francia, da un gruppo di medici e giornalisti e attualmente è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo. Noor (“luce” in arabo) è invece un’agenzia internazionale nata nel 2007 ad Amsterdam che elabora e distribuisce materiale foto-giornalistico per accrescere consapevolezza e comprensione delle vicende nel mondo. La mostra proposta da queste due organizzazioni è un intenso ed emozionante viaggio in cinque drammatiche situazioni degli “slum” di altrettanti paesi in via di sviluppo. Le immagini sono di fotogiornalisti di Noor, molto affermati a livello mondiale, mentre le testimonianze provengono da collaboratori di MSF.
Stanley Greene ci racconta la baraccopoli di Dacca in Bangladesh, dove la malnutrizione cronica è una realtà che riguarda il 52% dei bambini. I servizi igienico-sanitari sono assenti, la vulnerabilità alle catastrofi ambientali è molto elevata e, per di più, nella penisola di Kamrangirchar (estesa per tre km quadrati e un tempo adibita a discarica) vivono 400000 persone.
Con Jon Lowenstein, invece, andiamo a Martissant (Port-Au-Prince, Haiti), uno degli slum più violenti della capitale haitiana, flagellato anche dalla recente epidemia di colera. Dopo il terremoto del 2010 la popolazione senza tetto è aumentata in maniera esponenziale e la maggior parte di essa non può permettersi cure mediche perché troppo costose.
Pep Bonet ci porta a Johannesburg, capitale del Sud Africa, nella quale la pandemia di AIDS si unisce alla tubercolosi multi resistente, il tutto in un ambiente già saturo di tensioni e di rifugiati politici fuggiti dallo Zimbawe. Il 22% della popolazione qui vive in meno di un km quadro.
Alexindra Fazzina documenta la situazione di indigenza di Karaci (Pakistan) in seguito all’esodo dalle campagne causato dall’inondazione del 2010. 100000 persone affette da tubercolosi o HIV vivono in campi di fortuna, dove non ci sono né acqua potabile nè cure mediche.
Infine Francesca Zizola mostra Kibera, mare di fango e lamiera: la baraccopoli più popolata di Nairobi (Kenya) viene descritta attraverso le storie di chi ogni giorno combatte la propria lotta contro le malattie infettive, l’assenza di acqua potabile, di scuole, di medicine.
Margherita Dondi
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