Fatti il tuo paradiso dovrebbe essere un invito, un consiglio, un ordine che ci dà Mariusz Szczygiel, autore polacco, che oggi si è presentato con un sorriso contagioso e una camicia verde speranza. Con in mano un calice riempito a metà di vino bianco (difficile credere fosse succo di mela) saluta il pubblico con un “buona sera” in un italiano correttissimo.
Ci dice di aver voluto raccontare nel suo libro ciò che lo affascina della Repubblica Ceca con una sorta di psicanalisi del popolo, sia dal punto di vista più attuale sia da quello storico.
“Ciò che per prima cosa mi ha colpito dei Cechi è stato il fatto che l’80% della popolazione è agnostica ed atea. La seconda è stato il fatto che ridano di tutto perchècredono che tutto sia degno di una risata. La terza cosa è stata che 1/3 delle urne contenenti le ceneri dei morti sono abbandonate ai crematori a tempo indeterminato, come se ai cari poco importasse di ritirarle.” Tutto questo provoca una fragorosa risata nel pubblico incuriosito dalle espressioni e dal modo di esporsi di Mariusz Szczygiel, che prosegue: “E’ la completa mancanza di Dio e il fatto che ridano di tutto che rende la Repubblica Ceca un Paese particolare, ed è proprio questo il principale tema del mio libro. E se mai lo leggerete, quando lo farete pensate che il popolo ceco si sia costuito una cultura come sostituta degli antidepressivi.”
In effetti l’idea comune non porta a pensare questo dei paesi dell’Est, così come non ci saremmo aspettati un polacco così sorridente e divertente noi, vittime degli stereotipi e dei pregiudizi, e questo fatto gli viene fatto notare. Mariusz allora risponde: “Interiormente mi sento Ceco, ma ho promesso a mia mamma che ritirerò la sua urna dal crematorio!” E tutti insieme ridiamo di questa tenera battuta, Mariusz compreso, e poi aggiunge: “Questo è riflesso nel mio modo di scrivere, dicono che sia completamente in linea con l’allegro carattere ceco. E io ne sono lusingato.”
Ed è in questo momento che il moderatore Andrea Pipino gli domanda come sia nato l’interesse di scrivere sulla Repubblica Ceca. “La cosa è nata da un talk show che ho condotto per molti anni in tv, che mi ha spinto sotto l’occhio interessato di una rivista polacca. Questa stessa mi ha proposto di andare in Repubblica Ceca per intervistare una sorta di Tina Turner o Madonna ceca. Per quanto riguarda la mia carriera, l’intervista è stata del tutto insignificante, ma conoscere la civiltà ceca mi ha condotto ad avere un orgasmo metafisico.” Un’altra fragorosa risata da parte del pubblico.
Viene spiegato poi che all’interno del libro si incontra la contrapposizione tra la serietà dovuta al dramma storico con l’animo dissacratorio e comico dei Cechi concepibile come reazione alla loro storia. Ciò che accomuna la Polonia e la Repubblica Ceca è solamente il cattolicesimo a mala pena diffuso e arrivato in Polonia dalla Cechia nel Medioevo.
Per approfondire il baratro che divide la Polonia dalla Repubblica Ceca, Mariusz Szczygiel racconta un aneddoto: “Mi è capitato di confontare i cataloghi con i manifesti cinematografici cechi con quelli polacchi. La locandina di uno stesso film in Polonia è stato definito tragicommedia ed era presentato con l’immagine di una donna terrorizzata sulla testa della quale c’era un teschio, invece in Repubblica Ceca il film è stato definita una commedia ed era presentato con l’immagine di una bella donna sorridente.” Sia chiaro che questo aneddoto è stato usato come prova da Mariusz che ha ribadito più volte di non voler creare nuovi stereotipi.
Altro che ha ribadito più volte l’autore polacco riferendosi prettamente al suo libro è stato il fatto di credere che la grande storia non esisterebbe senza le testimonianze delle piccole persone prese ad esempio, “[…] a me non interessano i grandi processi storici a meno che non vengano descritti dal punto di vista della persone, dal dettaglio, per questo nel mio libro vi sono le minuzieapparentemente meno significanti che invece da parte del lettore vanno amplificate per comprendere il valore più profondo della storia“.
In Repubblica Ceca, racconta l’autore nel suo libro, vi è un approccio particolare agli eroi: per commemorare la data del 1968 questo numero viene utilizzato come codice del citofono in alcuni palazzi, ad esempio; inoltre è difficile congratularsi con i Cechi per la loro eroicità storica, perchè sono umili e modesti e soprattutto sono consci della loro passività nei momenti più critici della loro storia.
Bisogna sapere inoltre che la questione del periodo buio degli Asburgo e di quello nazista non è del tutto superata, così ci racconta Mariusz Szczygiel.
Interviene Andrea Pipino: “Ritornando agli aneddoti della tua introduzione, tra i Cechi c’è una sorta di ostilità nei confronti della religione?” La risposta arriva immediata ed è approfondita in Fatti il tuo paradiso: Mariusz ci racconta che la religione è vista anche come costrizione, i pochi credenti inoltre hanno difficoltà a vivere apertamente la propria religione, perchè sono visti come malati mentali non pericolosi. I non credenti mancano di comprensione nei loro confronti, perchè non capiscono cosa significhi credere. Inoltre chi cambia idea nel corso della propria vita e decide di credere il più delle volte si nasconde, e non lo dice, come un omosessuale che non ha ancora fatto outing. Ecco, questo è il profilo del protagonista del libro.
Mariusz Szczygiel alla fine ci rende partecipi del fatto che in Repubblica Ceca i suoi libri piacciono molto. Chissà in Italia… facciamolo sapere!
Giulia Poggio
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