Non si sente parlare spesso di Iran, eppure la condizione ad oggi nel paese è davvero drammatica. La democrazia è infatti impedita dal regime degli Ayatollah, il cui potere si rafforza ogni giorno calpestando i diritti e la dignità di donne, giovani, operai e di tutti coloro che non credono nella fede islamica. Rezi Olia, membro del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, è un artista, pittore e scultore, impegnato nella denuncia delle violenze e torture, perpetrate dal regime nei confronti del suo stesso popolo. In “Figlie dell’Iran”, Olia descrive le torture e le violenze subite giornalmente dalle donne iraniane, appartenenti ad ogni tipo di estrazione sociale: da intellettuali o giovani studentesse fino a ragazze di strada. Basta davvero poco per essere rinchiuse all’interno di quelle che vengono comunemente chiamate dal regime iraniano succursali del carcere, ma che in realtà sono veri e propri bordelli. Olia racconta come le prigioniere vengano per ore torturate e violentate dai sostenitori del regime, ma anche dagli stessi giudici ai quali viene riconosciuto il “diritto” di stuprarle, dopo averle condannate a morte.

Emerge per tanto l’estrema contraddizione, che vive la società iraniana, la quale non trova nelle stesse figure istituzionali né un punto di riferimento né un garante della giustizia.
Diviene pertanto difficile denunciare ciò, sia a causa della condizione di terrore che vige all’interno del regime militare-terroristico, ma soprattutto per gli interessi che intercorrono tra le potenze europee e americane e quella iraniana. Tali notizie vengono infatti censurate dai governi occidentali, per non compromettere i rapporti commerciali, fondati sulla compravendita di petrolio, gas e armi.  Le testimonianze raccolte all’interno di “Figlie dell’ Iran” delineano la condizione di vita di alcune donne tra le migliaia di madri, mogli e compagne, che condividono lo stesso destino. Finché i governi non sosterranno l’intero popolo iraniano, interrompendo così i rapporti economici con il regime e rinunciando ad una politica capitalista, che calpesta i diritti di donne, studenti ed operai iraniani, le denunce del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana rimarranno l’unica voce di protesta.

Sara Hamado e Cristina Pirazzini , Liceo L.Ariosto, Ferrara

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