Giangiacomo Ciaccio-Montalto e Federico del Prete sono nomi che oggigiorno ci suonano estranei, eppure non tutti se ne sono dimenticati. Ciò che accomuna queste due persone, seppure agli antipodi per estrazione sociale e vissuto, è la solitudine di fronte ad uno Stato che non risponde. Questa viene raccontata in due volumi da Salvatore Mugno e Paolo Miggiano, autori rispettivamente di “Una toga amara” e “A testa alta”.

Ciaccio- Montalto, magistrato ( dal ’66) di spicco nella lotta alla mafia, fu il primo a vedere la necessità di tenere una banca dati e colpire i patrimoni della mafia: il boss mafioso infatti deve essere completamente privato dei propri beni per perdere la sua influenza. Montalto fu un uomo e magistrato molto lungimirante, come abbiamo avuto modo di scoprire dalla lettera della figlia Marene, che non purtroppo non è riuscita a presenziare all’evento. Montalto fu ucciso il 25 Gennaio del 1983 per indagini che, contrariamente alle aspettative, riguardavo la zona bolognese di Budrio. In questo modo è evidente come la mafia, non sia un fenomeno isolato, ma interessa l’intera penisola. Pertanto, tutti coloro che accettano la corruzione, già nella vita quotidiana, sono catalizzatori di un fenomeno mafioso pericoloso. Esempio di ciò sono state le numerose denunce ( come è possibile osservare in appendice al libro di Miggiano) di Federico Del Prete.

Uomo semplice, che a differenza di Montalto, non aveva un ruolo istituzionale, ma una vocazione quotidiana alla lotta contro la camorra. Del Prete era solo un ambulante di Mondragone, ciononostante  aveva cercato di risollevare la dignità degli altri ambulanti opponendosi alle vessazioni della camorra tramite l’organizzazione di un sindacato. Per questa ragione aveva attirato su di sè molte attenzioni negative, che sono sfociate nell’omicidio avvenuto nel 2000. Nonostante le minacce ha combattuto fino alla fine.

Ma, come dice il prefetto di Torino Alberto di Pace: “non dobbiamo ricercare eroi, perchè questi simboleggiano qualcosa di eccezionale, mentre noi abbiamo bisogno del contributo di un’intera comunità, che sia disposta a partecipare attivamente alla lotta contro ogni tipo di mafia”.

 

Sara Hamado e Silvia Garuti

Liceo classico L.Ariosto