Sono due i premi che ha vinto durante la sua carriera di scrittrice, il Premio Viareggio e il Premio Grinzane Cavour, e da uno dei suoi libri è stato tratto anche un film di successo, amato e apprezzato dalla critica. Vi chiedete di chi stiamo parlando? È Maria Pace Ottieri, il cui talento è insito nel DNA e che ancora una volta ci sorprende. Il suo ultimo libro è, infatti, diverso da tutti gli altri: per la prima volta nasce dal suo contesto familiare, dalle lettere di Carol Gaiser ritrovate tra i carteggi di sua madre, Silvana Ottieri. Inizialmente perplessa, l’autrice ha deciso alla fine di lanciarsi nel nuovo progetto. E così oggi nelle librerie possiamo acquistare Promettimi di non morire, un romanzo per così dire epistolare, che racconta l’intera esistenza di una giovane americana, venuta a studiare proprio qui, in Italia. La Ottieri racconta gli anni della sua giovinezza nel nostro Paese, gli inizi della sua carriera come poetessa e giornalista, l’amicizia con Moravia, che in realtà era qualcosa di più; e poi ci sono gli anni americani, difficili e complessi, che vedono l’insuccesso della sua carriera, la depressione, l’alcolismo. È un libro vivace, pieno tanto di umorismo quanto di sofferenza, che ci dà la possibilità di vedere l’altra faccia del sogno americano, un po’ come le opere di Francis Scott Fitzgerald. Oggi, Maria Pace Ottieri è venuta qui al Salone Internazionale del libro a presentarlo. È stato un incontro intenso, interessante, per certi versi anche emozionante. Peccato però che, nel loro entusiasmo le presentatrici abbiano lasciato così poco spazio alle parole della nostra autrice.
Irene Cavallari
Liceo Ariosto
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