Alla sala Alfonso Primo il vicedirettore di “Internzionale” Jacopo Zanchini ha spiegto a colleghi e lettori come funziona il settore del giornalismo in Italia e nel mondo mettendo a confronto gli stili di approccio al pubblico. La prima differenza che emerge semplicemente guardando la prima pagina delle maggiorni testate è l’impostazione della impaginazione, che nei quotidiani italiani è più inscatolata e con più artioli, mentre in quelli esteri come il New York Times è più ordinata ma con meno contenuti. Si nota l’assenza di editoriali nella prima pagina e, quando si trovano, non sono quasi mai firmati. In questo modo si da importanza all’opinione e non al giornalista che l’ha formulata. Le immagini poi sono sempre emblematiche nelle prime pagine dei giornali esteri, dei veri e propri articoli a sè stanti, mentre in quelli italiani sono solo dettagli aggiuntivi senza molta importanza. Così anche l’ “etichetta” utilizzata nello scrivere gli articoli: mentre in Italia i giornalisti si prendono la libertà di chiamare politici e personaggi del mondo dell’economia e della finanza per nome attribuendo loro frasi che non hanno mai pronunciato, all’estero coloro che scrivono gli articoli usano il dovuto distacco e rispetto. Questo comporta anche la differenzazione tra vita privata e vita pubblica, tra giornalismo formale e giornalismo popolare: se all’estero i quotidiani come il Guardian trattano solo di argomenti “formali” e lasciano il gossip e le argomentazioni più frivole ai tabloid, in Italia questa distinzione non esiste, nonostante i tentativi di alcuni editori non andati a buon fine. In sostanza, il modus operandi del giornalismo italiano finisce per sembrare meno efficace e più soggetto agli umori e agli interessi delle famiglie e delle aziende che possiedono le azioni dei quotidiani, andando così a discapito della pura informazione.

Monica Ianiro (Liceo Alfieri) e Caterina Giorgi (Liceo Ariosto)