Emiliano Poddi ci racconta la sua esperienza di adozione alla Comunità Il Chiodo di Narzole. Teniamo molto a questo contributo perchè rientra nel nostro progetto speciale per il carcere. Poddi è alla sua seconda esperienza adottiva di questo tipo e quest’anno ha fatto ad Adotta uno scrittore una proposta progettuale che ci ha arricchito molto. La riportiamo sotto l’articolo per non rubare troppo spazio al suo contributo

Stravaccati sul divano, ognuno dice la sua sull’ultimo di Ken Loach. Peccato solo che non si possano bere alcolici, qui dentro. Altrimenti un whiskey ci stava proprio bene. Perché anche di questo parla La parte degli angeli: di quanta roba – quanta esperienza, maestria, vitalità, passione e arte – possa essere racchiusa in appena due dita di buon whiskey scozzese.

Qualcuno, non ricordo chi, forse Florin, manda indietro il dvd alla prima scena dopo i titoli di testa, quando i personaggi vengono presentati attraverso ciò che hanno appena combinato: chi ha rubato, chi vagava di notte sui binari della metro, chi ha pisciato su un monumento inglese. Per questo ora sono tutti in tribunale davanti a un giudice, e vedete?, dice Florin – sì, era proprio Florin -, sono sempre inquadrati di fronte o di profilo, fronte e profilo, fronte e profilo, vi ricorda qualcosa?

Le foto, dice Aiman, ma lo dice quasi svogliato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sembrano le foto che ti fa la polizia. Come si chiamano già?

Florin: Segnaletiche, e tu dovresti saperlo.

Aiman: Perché, tu no?

Uno a uno e palla al centro.

Edo fa notare che il giudice resta sempre fuori campo, si sente solo la sua voce che elenca i capi d’imputazione. Il giudice è un’autorità lontana, inarrivabile. Il protagonista del film aspetta il verdetto come se si trattasse di un giudizio divino, conclude Edo. Magari non proprio con queste parole, ma il senso è quello.

Poi discutiamo di fatal flow, conflitto, punto di vista e turning points della sceneggiatura. E la cosa per me straordinaria è che non siamo in un cinema d’essai intitolato a Truffaut né in un circolo letterario di quelli con gli stucchi sui muri e le volte affrescate. Siamo a Narzole, in una comunità educativa residenziale per minori. Ragazzi che si sono messi in qualche pasticcio, proprio come i personaggi che vediamo sullo schermo.

Il film è a lieto fine, e questa è la seconda cosa straordinaria visto che è di Ken Loach. Il protagonista per una volta ce la fa. Sento parlare questi ragazzi e mi auguro per loro la stessa cosa, con tutto il cuore.

Emiliano Poddi

Adotta uno scrittore 2013 di arricchisce di una nuova parte progettuale elaborata con lo scrittore Emiliano Poddi che ce la racconta con queste parole: “Nel 2012 uno scrittore, un regista e una sceneggiatrice frequentano una comunità educativa per minori. Parlano (di libri e di cinema) ma soprattutto ascoltano, tanto che un giorno, dopo che uno dei ragazzi ha raccontato la sua storia, pensano: caspita, questo qui è proprio un film. La frase, secondo Domenico Starnone, significa più o meno: “Sono fatti veri che hanno urgente bisogno di diventare finti per diffondere al meglio la loro verità”. E allora decidono di provarci.
Nel 2013 torneranno in comunità con l’idea di coinvolgere i ragazzi nella realizzazione di un cortometraggio. Nell’attesa che il progetto prenda forma filmeranno tutto: sessioni di scrittura, riunioni, brain storming, sfoghi, litigi, pause sigaretta e partite di calcetto. Poi monteranno un video e lo presenteranno al Salone del Libro. Sarà la storia di un gruppo di ragazzi che hanno problemi spesso molto seri, ma che per il momento si occupano di trama, personaggi, conflitto, climax e struttura in tre atti. Che sia già questo, il film?”.
Il regista coinvolto nel progetto con Emiliano Poddi è Matteo Bellizzi (già impegnato al Ferrante nelle scorse edizioni); la sceneggiatrice è Valeria La Rocca. Il progetto interesserà il Villaggio della Gioia – Comunità Il Chiodo di Narzole: si tratta una comunità educativa residenziale  maschile per minori