Il primo appuntamento della quarta edizione del Vocabolario allargato è fissato per le quindici, al Liceo Gioberti. L’aula è al secondo piano, e dopo aver memorizzato la disposizione dei banchi mettiamo le sedie in cerchio. L’obiettivo di questa prima riunione: trovare due parole, delle cinque che il gruppo torinese dovrà proporre agli ospiti del Salone del Libro.

Un’Europa di Radici

Sono in tanti, a casa, ad aver già pensato a qualche parola. Il primo a rompere il ghiaccio è Marco, che ha segnato sul suo quaderno la parola RADICE. “Perchè è una bella parola – spiega- e fa venire in mente gli alberi, che vivono grazie alla linfa prodotta dalle radici”. A Edoardo, però, la parola non piace: “non esiste un legame tra le persone- ribatte- l’Europa serve solo a difendere certi interessi economici e politici; vedrei meglio la parola APPARENZE”.

Unità e separazioni

Andrea Bajani allora prende la parola, parlando di quello che nei giorni scorsi è successo in Svizzera, sul referendum che blocca le frontiere ai lavoratori stranieri. “È un momento strano- commenta Andrea- da una parte il fare parte di un’unione di stati ci fa sentire più vicini, dall’altra c’è una certa tendenza all’autodifesa delle identità”. Per Katerina l’UE è solo un’accordo tra potenti, che non cambia molto la vita delle persone, “l’Euro però ci ha resi più uniti, se io e un tedesco pensiamo ai soldi, in testa abbiamo le stesse monete- ribatte Giacomo- io proporrei MATRIOSKA, che è una bambola con tante bambole più piccole dentro”. Il problema della matrioska, però, osservano alcuni, è che funziona gerarchicamente, e non rende tanto l’idea dell’Europa.

Sfociare

“DIRAMAZIONE forse è meglio”, propone Mattia, alludendo alla struttura dei rami, “che hanno un tronco centrale, che poi si espande, fino alle foglie”. Edoardo, dopo apparenze, propone CROGIOLO, “rende l’idea di un ammasso indistinto, più caotico”. Radici rimane, però, la parola più calda: “mi sembra importante la cosa della linfa, tutti noi contribuiamo all’unità dell’europa”, dice Riccardo.
“E se invece fosse come un fiume, con affluenti, detriti?- propone Sujan- Perché non FOCE?”. In più, come osserva Andrea, il fiume non sceglie dove andare, è un po’ trasportato dagli eventi. ” Io più che foce direi DELTA”, propome Katerina. Delta il concetto piace a tutti, la parola meno: il concetto verrà poi messo in purgatorio, fino all’incontro successivo. Viene ancora proposta la parola SPECCHIO, a cui Edoardo contrappone con grande ottimismo FOGLIO BIANCO.

Due colpi di coda

Nell’ultima mezzora, poi, due parole sono arrivate subito. Una l’ha proposta Sujan, l’altra Giacomo. La prima è TANGRAM, il gioco cinese formato da rettangoli, quadrati e triangoli di varie grandezze, delle formine con cui si creano delle figure. “Un po’ come gli stati Europei, no?- spiega Sujan-  tutti diversi, secondo un ordine mobile. E poi è difficilissimo da mettere a posto, con quegli incastri strani”. E viene subito proposto di invitare al salone il campione mondiale di Tangram. La seconda invece è PELLE, intesa come contenitore di cellule, tanti mattoncini uguali, vivi e in contatto l’uno con l’altro. “E poi la pelle può avere i peli e i brufoli- dice Giacomo- l’Europa è un po’ come un adolescente che non sa bene ancora dove andare, e che fare”.

TORNIAMO A CASA CON: due parole sicure, PELLE e TANGRAM, DELTA molto in bilico. L’appuntamento è fissato per il giorno dopo

Francesco Morgando