Intervistata da Michela Murgia, scrittrice sarda vincitrice del premio Campiello nel 2010 con il suo libro Accabadora, Marina Sozzi affronta il tema-tabù della morte presentando al pubblico il suo libro Sia fatta la mia volontà. Come mai dedicare un intero libro allo sviluppo di un tema così “intoccabile”? Marina Sozzi si dichiara pronta a parlare della morte dopo aver provato la piena consapevolezza di essere mortale sulla proprio pelle, a causa di un tumore dal quale è uscita dopo aver combattuto una lunga battaglia fisica e spirituale. Grazie a questa esperienza, Marina è ora capace di vedere la morte non più come lo stacco decisivo di una spina ma come un’esperienza di crescita e di relazione sociale. Infatti la morte non è  il momento conclusivo dei rapporti sociali, anzi ne rappresenta un’importante tappa: le scelte da fare sono tante e non vanno affrontate da soli. Sollecitata e guidata dalle domande di Michela Murgia, la quale rappresenta una visione più tradizionale e cristiana dell’argomento, la scrittrice passa ad affrontare il tema dei riti civili e religiosi post-mortem: a causa della mancanza di interesse da parte delle istituzioni, attualmente non è possibile individuare un rito laico equiparabile al funerale cattolico. Quando qualcuno le ha chiesto di proporre un rito del genere, Marina ha pensato di attingere dalla tradizione protestante nord europea,  nella quel viene celebrata la vita e non la morte dei defunti tramite  la musica o altri linguaggi simbolici.

Un altro tema affrontato in Sia fatta la mia volontà è il dolorismo, la cultura del dolore, che vede la sofferenza come processo catartico atto alla purificazione in ottica cattolica; quando invece la Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini il diritto di ricevere cure palliative (indipendentemente dalla patologia).  Nonostante ciò, molti non ne sono consapevoli e non si hanno ancora grandi conoscenze a proposito dei palliativi, fatta eccezione per il campo oncologico. Insomma: nonostante non lo si faccia praticamente mai, il tema della morte potrebbe essere sviluppato in un gran numero di forme e direzioni; un esempio: i cafès mortels, dove in Belgio è possibile ritrovarsi per confrontarsi sul tema.

La morte può comunque parlare di vita come, viceversa, durante la vita si può parlare di morte senza timori;  il dialogo tra la Murgia e la Sozzi ne è stata un ottimo esempio.

Micol Benini e Linda Pincelli

Redazione Liceo Classico L. Ariosto