Oggi 3 ottobre al festival Internazionale, presso il cinema Apollo di Ferrara, si è tenuto l’incontro, diretto da Francesca Caferri de La Repubblica, con la giornalista siriana Maisa Saleh vincitrice dell’ambito Premio Anna Politkovskaja 2014.
Maisa Saleh è un’attivista tra le prime linee della rivoluzione  in Siria contro il regime lì instaurato. Inizia come infermiera soccorrendo i feriti per poi diventare, seppur senza studi specifici, una giornalista portavoce del proprio popolo e delle violenze che lacerano il suo paese.
Alla sua partecipazione ha contribuito Lorenzo Trombetta, uno dei reporter italiani più informati su ciò che accade in Siria.
Con coraggio e modestia Maisa ha raccontato la Siria rispondendo alle questioni poste da Francesca e dal pubblico. In primis, ha ricordato l’esigenza che l’ha spinta a cambiare radicalmente e a rischiare la propria vita pur di comunicare al mondo esterno le intenzioni della rivolta e le azioni degli estremisti dell’Isis, pericolose per il popolo tanto quanto quelle del regime. Infatti, poiché  la dittatura aveva chiuso tutte le porte verso l’occidente, i siriani erano i soli che potevano far conoscere all’Europa la propria rivolta pacifica con il sogno di un governo democratico. Per questo Maisa si è trovata costretta a trattare ogni aspetto del suo lavoro da sola, nascondendo se stessa e il proprio nome agli occhi di tutti.
Maisa, in realtà, è una delle tante donne protagoniste della rivoluzione e che, come lei, sono state incarcerate e vittime di stupri o torture. Questo accade perché esse spesso sono usate come strumenti di ricatto contro i loro uomini. Picchiate fino a che la loro pelle non diventa blu a causa delle emorragie, obbligate alla sedia tedesca, appese legate per le braccia, lasciate in balia del destino con i loro neonati, le donne sono ancora quelle che scendono nelle piazze a manifestare anche quando gli uomini non ne hanno il coraggio.
Alla domanda sul ruolo dell’Onu  giunge l’amara risposta delle richieste d’aiuto ignorate e l’invito ad informarsi e comunicare i fatti che stanno accadendo per far sì che finalmente il popolo siriano possa vivere in una meritata pace.

Ilaria Ferraresi

Giulia Giacomino