“Nel giro del ritorno eterno vertiginoso l’immagine muore immediatamente”. È con questo complicato aforisma che, nell’incontro più atteso di Portici di Carta 2014, lo storico Gianni Turchetta ha tentato di sviscerare e analizzare sinteticamente lo stile e la complessità della strategia di scrittura del protagonista di questo evento. Stiamo ovviamente parlando di colui che, nonostante una vita segnata dalla pazzia, ha saputo dominare la violenza delle sue tensioni, interiori e storiche, e farci percepire tutt’oggi, a distanza di cent’anni, il dramma di un’epoca: Dino Campana. Nella suggestiva atmosfera autunnale di piazza San Carlo all’incontro sono stati presentati i Canti Orfici, che festeggiano il loro primo anniversario secolare dalla prima pubblicazione del 1914, dal precedentemente citato storico Gianni Turchetta con la collaborazione della scrittrice Laura Priani (attualmente impegnata nella scrittura di un di un romanzo, che sarà pubblicato a breve dalla casa editrice Einaudi, di cui il poeta ne è il protagonista) e dell’attore Michele di Mauro. Tutti e tre gli ospiti, a loro modo, lo hanno ricordato come il poeta italiano per eccellenza la cui rigidità di scrittura si fonda su solide basi culturali tradizionalistiche ma che al tempo stesso risulta moderna e all’avanguardia per il tempo. Formato da un’adolescenza seganata dalla fuga da una realtà italiana di violenza e sofferenza, la sua poetica rispecchia le angosce di coloro che si allontanavano dalla loro famiglia e dalle loro case in cerca di qualcosa, ignari della meta verso cui si dirigevano, tema particolarmente vicino alla scrittrice Pariani, la quale ha ammesso di essersi immedesimata lei stessa nell’autore-in fuga e di aver analizzato questo aspetto nel suo prossimo romanzo su Campana. Non è potuta mancare la lettura di alcune poesie da parte dell’attore Michele di Mauro, che con la sua esperienza ci ha permesso ancora una volta di entrare nel fantastico mondo dell’autore.
Di Tolosa Marta e Ludovica Sabato
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