Pubblichiamo alcuni dei materiali di un’adozione speciale che riguarda Casa di reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo.Lo scrittoreCristiano Cavina, ha incontrato, infatti, gli studenti detenuti delle classi del Liceo artistico Soleri-Bertoni all’interno del carcere.

In risposta agli auguri di Pasqua degli studenti ristretti.

La vostra lettera, inaspettata, mi è giunta graditissima. Ho alle spalle 40 anni di insegnamento, prima nella Scuola Primaria, poi nella Secondaria di I° grado, e voi avete colto nel segno quando fate riferimento alla mia gioia di insegnare. E’ stata la mia passione la scuola, un modo per me di contribuire a cambiare il mondo verso una società più giusta e egualitaria. E cioè: la scuola come una piccola società in cui creare relazioni di solidarietà e attenzione reciproca; suscitare curiosità e amore per il sapere e la conoscenza, premesse indispensabili per abbandonare pregiudizi e luoghi comuni; adottare comportamenti ispirati all’etica del bene di tutti e superare l’indifferenza e il perseguimento esclusivo dei propri interessi personali. In questa direzione ho lavorato e mi sono impegnata. Mio maestro ideale è stato don Lorenzo Milani, un prete che ha scritto un libro fondamentale per la mia formazione, “Lettera a una professoressa”: negli anni sessanta aveva raccolto a Barbiana, una minuscola frazione di montagna in Toscana, un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali erano stati respinti nella Scuola Media, e aveva fatto loro scuola, una scuola severa e impegnativa, per aiutarli a conseguire la licenza media e andare oltre, una scuola dove la regola era che chi sapeva di più si impegnava ad aiutare gli altri. Se quest’estate riusciremo ad organizzare delle lezioni, ve ne parlerò. Mi ha accompagnata l’attenzione ai più deboli dei miei scolari, quelli che dalla famiglia non ricevono supporti culturali, che partono deprivati e perciò necessitano di un aiuto particolare.
Raggiunta la pensione, è stato uno sbocco naturale continuare ad impegnarmi in ciò che mi sembra di saper fare meglio, cioè insegnare. Per questo volentieri mi sono fatta coinvolgere dalla vostra insegnante, la professoressa Scotta, nell’esperienza che ci ha permesso di conoscerci. Secondari sono il grigio delle pareti e le porte chiuse delle aule, le finestre a grate: quello che conta è l’umanità che lì ho incontrato, un’umanità che vive una situazione di sofferenza ma non si atteggia a vittima, dandomi una lezione di forza e di dignità.

Ci tengo a dirvi che, se qualcosa sono riuscita a darvi,anch’io da voi ho ricevuto molto; mi hanno colpito la vostra serietà e il vostro impegno, il desiderio di imparare, la capacità di analisi dei testi che avete letto e di confronto delle opinioni; da voi mi sono sentita rispettata e benvoluta e sempre suscita in me un piacevole stupore l’accoglienza che mi riservate quando ci incontriamo.

Ho cominciato la lettera facendo riferimento alla gioia di insegnare che giustamente mi attribuite; mi piace insegnare come altrettanto mi piace imparare; continuo ad essere curiosa di conoscere e di apprendere, e si apprende non solo dai libri, ma anche dagli incontri che si fanno. Voi siete stati e siete per me occasione di arricchimento personale. Per tutto questo vi ringrazio.”>

Mariella Carena ( insegnante volontaria)