Il programma del Salone Off 365 conclude la programmazione inverno primavera 2015 stasera alla scuola Holden con un grande ospite, Irvine Welsh. Pubblichiamo oggi il resoconto di quello che è stato il primo incontro del 2015 della rassegno dell’Off 365, la presentazione del libro di Primo Levi “Ranocchi sulla Luna” a cura del nostro direttore, Ernesto Ferrero. Ringraziamo gli studenti del Liceo Cavour che ci hanno raccontato quest’anno tutti gli appuntamenti che si sono tenuti nelle scuole ci hanno pensato gli stessi studenti coinvolti nella preparazione degli incontri. Aspettiamo ancora il resoconto dell’incontro di stasera ma ci teniamo a ringraziare fin da ora il Liceo Classico Cavour di Torino. Il Salone Off365 ma nel frattempo non perdetevi il Salone Off 2015 il cui programma verrà presentato il 7 maggio alle ore 11.00 al Teatro Vittoria di Torino.

Ernesto Ferrero, scrittore, critico letterario e direttore del Salone Internazionale del libro di Torino ha presentato il 19 febbraio 2015 alla Biblioteca civica Primo Levi di Torino il suo nuovo libro: “Ranocchi sulla luna e altri animali”, edito da Einaudi. Questo volume racchiude le pagine forse meno note di Primo Levi, quelle in cui, attraverso l’acutezza delle sue osservazioni da scienziato, utilizza il mondo animale come metafora delle scelte che ogni uomo deve affrontare nella vita.

Ernesto Ferrero, sotto la guida attenta degli eredi Elisa e Renzo Levi, ha messo insieme un repertorio di racconti, elzeviri, interviste immaginarie e poesie, scritte negli anni dallo stesso Primo Levi, attraverso cui si scopre uno scrittore poliedrico e capace di mettersi in gioco, rappresentando quella parte importantissima nel suo immaginario che tanto lo ha conquistato: il mondo animale. Primo Levi, infatti, sin dalla più tenera età, si è lasciato affascinare dalla capacità con cui gli esseri d’ogni specie hanno risposto alle difficoltà dell’ambiente elaborando soluzioni ingegnose, quasi altrettante filosofie di vita. Egli, torinese e chimico di professione, conosciuto principalmente come scrittore e denunciatore dei Lager con opere quali “Se questo è un uomo”, “La Tregua” e “Se non ora quando?”, si presenta questa volta con un volto totalmente nuovo e ridefinito, quello di brillante zoologo ed etologo.

E non esita a raccontare quanto il mondo animale sia crudele e aggressivo, ma lo è per una ragione ben precisa: l’adattamento. Traspare così la straordinaria intelligenza scientifica di tutti gli animali, dalla pulce all’elefante, che dà prova di essere sofisticata e benevola, come le stesse creature che non subiscono complessi di inferiorità, dal momento che sono tutti potatori di un sistema compiuto, né superiore né inferiore a quello umano.

Primo Levi, inoltre, non manca di inserire delle note autobiografiche all’interno di alcuni racconti. Probabilmente la storia che lo rappresenta di più è “L’angelica farfalla”, ambientata a Berlino e con protagonista un medico, figura che celatamente vuol rappresentare il nazista conduttore di esperimenti umani. Tuttavia, il suo pensiero si sofferma sull’incapacità degli animali di provare sadismo, contrapposta invece alla capacità propria del mondo umano di uccidere solo per il piacere di farlo. Proprio quest’ultimo punto è messo in evidenza soprattutto dalla sua cupa visione della vita, colpita da una profonda depressione. “Quel buco. Quel vuoto. Quel sentirsi inutili. […] Annegati in un mare di nullità. Soli anche in mezzo alla folla”, così Primo Levi cerca di spiegarci la sua visione del mondo, che viene descritto senza veli o perbenismi. In uno degli ultimi racconti della sua vita, scritto con tonalità più buie e profonde, racconta di una tribù amazzonica che si lascia morire per libera scelta. Levi, infatti, cerca di analizzare criticamente quell’istinto suicida della tribù, cerca di comprenderlo alle sue radici e, forse, alla fine anche egli stesso ha fatto, così come la popolazione amazzonica, un bilancio delle proprie esperienze e ha deciso che all’illusione della droga sarebbe stata migliore la libera scelta della morte. Ma c’è una differenza tra scegliere di morire e il rinunciare a vivere? Questa è una delle tante domande a cui lo scrittore e scienziato non ha mai risposto, ha semplicemente lasciato la conclusione ai lettori, però alla fine dei conti “siamo tutti dei condannati a morte a cui il giorno dell’esecuzione non è ancora stato dichiarato”.

Come scrive lo stesso Primo Levi, in questi racconti si possono trovare “satira e poesia, nostalgia del passato e anticipazione dell’avvenire, epica e realtà quotidiana, impostazione scientifica e attrazione dell’assurdo, amore dell’ordine naturale e gusto di sovvertirlo con giochi combinatori, umanesimo ed educata malvagità”, perché questi racconti non sono solo fiabe, ma anche racconti di vita vera e morali filosofiche.

Barbara Cantino, Liceo Cavour Torino