Al primo incontro nell’Arena del Bookstock della 28° edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino si è parlato della Shoah insieme a Liliana Segre e Hetty Verolme, sopravvissute ai campi di concentramento nazisti. L’incontro è iniziato con la lettura di brani tratti dai loro libri: uno sull’espulsione di Liliana dalla scuola, l’altro il ritorno a casa di Hetty, ovvero l’inizio e la fine di quello che hanno vissuto. È stato poi compito loro raccontare lo svolgimento della storia grazie alle domande dei ragazzi presenti.
Entrambe hanno parlato di una figura che è stata per loro fondamentale: il padre. Per Liliana, a cui è morta la madre appena nata, il padre è stato un punto di riferimento fino ai tredici anni, l’età in cui ha dovuto separarsene appena entrata ad Auschwitz. Nei momenti bui, ci racconta Liliana, pensava a lui come punto di forza per sopravvivere. Hetty invece ci racconta del papà come di un uomo intelligente che, prima di partire, disse ai figli di ritornare dai loro vicini di casa nel caso si fossero dovuti separare, e questo ha infatti permesso a tutta la famiglia di ricongiungersi dopo la guerra.
Indifferenza, caso e amore sono le parole chiave che hanno accompagnato l’incontro. Riguardo all’indifferenza, Liliana Segre pensa che sia grazie ad essa che tutto questo è potuto accadere. Non uno che si fosse preoccupato di esprimere la propria opinione. La sua maestra che diceva di non essere responsabile delle leggi razziali. Non un saluto alla piccola Liliana di otto anni, espulsa dalla scuola con l’unica “colpa” di essere nata ebrea. Le sue amiche che non si chiedevano il perché del banco vuoto accanto a loro. Hetty invece ha solo una spiegazione per la sua sopravvivenza: il caso. Il caso ha voluto che lei incontrasse un camionista che inizialmente doveva portarla, insieme a tutti gli altri bambini, da Belsen in un campo dove sarebbero stati uccisi immediatamente. Ma l’uomo si rifiutò e li ricondusse a Belsen. È anche un caso l’avere incontrato sorella Luba, una prigioniera polacca che si è presa cura dei bambini di Belsen. Insomma, la sua sopravvivenza è dovuta ad una serie di fortunati eventi che le hanno permesso di poter raccontare la sua storia a tutto il mondo. Entrambe hanno scelto di seguire la strada della vita e dell’amore. Lo dimostra il fatto che, ad un certo punto, Liliana ha l’opportunità di sparare ad un suo carnefice e non la coglie, poiché la loro cultura di morte non le apparteneva.
“L’odio è terribile. È un veleno che ti corrode. Esiste l’odio, ma esiste anche l’amore. Io preferisco essere dalla parte dell’amore” – Hetty Verolme
“L’indifferenza è l’arma peggiore. La più potente. Perché se qualcuno ti affronta e ti vuole fare del male, puoi difenderti. Ma se intorno a te c’è il silenzio, come fai a difenderti?” – Liliana Segre
Qui trovate la video intervista che abbiamo realizzato.
Emanuela Infante, tutor Liceo Coreutico “Teatro Nuovo”, e Federica Guzzi Susini e Linda Sperati, I.C. Peyron,
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