“Chi ha Facebook? Chi ha Twitter? Chi ha Instagram?” Luigi Ballerini parte così. Del suo libro parlerà poi ma, per prima cosa, vuole interagire col pubblico, con noi ragazzi. Parte dai social per collegarsi a Io sono zero, il suo ultimo romanzo edito da Il Castoro, per spiegarci come è nato, come gli è venuta l’idea.
Luigi racconta che dopo aver lavorato tutto un giorno con il suo Ipad, si era recato, come solitamente fa, in chiesa, e siccome era in fondo e non sentiva né vedeva bene, ha “letteralmente zoommato” l’aria come se si trattasse di un Ipad, ossia ha provato a ingrandire l’immagine davanti a sé aprendo il pollice e l’indice della mano destra come se avesse avuto a che fare con un touch screen. Per prima cosa si è domandato: “Come mi sono ridotto?“, ma subito dopo è riuscito a sfruttare la situazione e si è chiesto: “Ma se un ragazzo avesse vissuto quattordici anni solo a contatto con touch-screen e di colpo si trovasse a vivere la realtà, come reagirebbe?”
Così è nato Io sono Zero, la storia di un ragazzo, Zero appunto, che a un certo punto della sua vita viene catapultato nel nostro mondo, quello in cui senti i profumi e i sapori, quello in cui sai distinguere il caldo dal freddo. Zero a quel punto si porrà una domanda importante: qual è la realtà, quella in cui era vissuto fino ad allora o quella in cui si ritrova?
“Madar è mia madre e non me l’ha mai detto.
Come ha potuto ingannarmi fino a questo punto?
La strozzerei.
Le strapperei gli occhi.
Ma quali occhi?
Non conosco i suoi occhi.”
Luigi Ballerini, in meno di quarantacinque minuti, è riuscito a farmi riflettere e mi ha fatto domandare: ” In futuro, sapremo cos’è la neve, il vento? Saremo comandati da una sorta di voce interiore? E come Zero, troveremo una porta da cui scappare?” La risposta non la so, ma è facile immaginare che sarà la stessa tecnologia che al momento giusto troverà il modo di aiutarci.
Giulia Bordon, I.C. Peyron
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