Lidia Ravera, autrice del recente Gli scaduti (Bompiani 2015), è la madrina di questa edizione del Salone e mercoledì 13 maggio, durante al serata inaugurale all’Auditorium della Rai di Torino, ha condensato in pochissime frasi il senso profondo della nostra modesta operazione di indagine che si terrà nei giorni della manifestazione, diventando, anche, la nostra simbolica madrina tutelare in questa avventura.

Per Lidia Ravera il Salone è stato, nel corso degli anni, un’inesauribile fonte di gratitudine. L’esperienza di camminare tra i corridoi del Lingotto, “luogo indefinibile” e affollatissimo di gente di ogni tipo, le offriva l’esperienza di assistere a una sorta di contraddizione delle sconfortanti percentuali sul rapporto degli italiani con la carta stampata. L’impatto fisico con una  moltitudine di lettori, persone che, attraverso i libri, “si nutrono dell’intelligenza degli altri”, le ha regalato un senso di appartenenza a un mondo vivo e brulicante, motivandola a continuare a scrivere nel corso degli anni.

Così come la madrina dell’edizione ha sottolineato la necessità per una scrittrice di sentire il collegamento del proprio solitario lavoro a un qualcosa di vitale, allo stesso modo noi, studenti allo sbaraglio, aspiranti bibliotecari e maniaci delle pratiche di lettura, abbiamo scelto di sondare le folle del Salone per trovare un collante che tenga insieme la nostra passione per il mondo polveroso e silenzioso delle biblioteche con la linfa vitale che anima il Salone. Speriamo di trovarlo.

Giovedì, nella nostra prima giornata di analisi, ci siamo immersi nel flusso di questa folla, abbiamo somministrato i primi questionari e fatto le prime interviste.

All’interno del mare magnum delle proposte editoriali ci siamo ritagliati un percorso alla ricerca del nostro ramo d’oro bibliotecario.

Una delle prime tappe del nostro (gran) tour si è rivelata ricca di stimoli. Durante l’incontro “Pagine di…il Brand per la bibliodiversità”,  Antonio Monaco (Edizioni Sonda), trattando delle problematiche del mercato dei piccoli editori indipendenti, ha ricordato a tutti che “chi vende libri, vende speranza”, citando la filastrocca di Gianni Rodari:

“Se io avessi una botteguccia

fatta di una sola stanza

vorrei mettermi a vendere

sai cosa? La speranza.

“Speranza a buon mercato!”

Per un soldo ne darei

ad un solo cliente

quanto basta per sei.

E alla povera gente

che non ha da campare

darei tutta la mia speranza

senza fargliela pagare.”

(Filastrocche per tutto l’anno, Einaudi 2010)

Proprio Rodari ci farà, così mediato dall’editoria indipendente, da padrino. Se chi vende libri vende speranza, chi i libri li dà gratuitamente, cosa regala?

Tra la gratitudine della madrina Lidia Ravera e le domande amletiche del padrino Gianni Rodari, ci siamo districati tra incontri molto diversi tra loro, cercando tracce dell’ecosistema bibliotecario all’interno del Salone. Dopo aver assistito alla presentazione dei risultati di MLOL, il servizio di prestito degli ebook in biblioteca che vede negli USA il modello a cui tendere, abbiamo intervistato Lucetta Paschetta (30 e Lode Distribuzione) che ci ha, invece, spiegato quali e quante siano le correlazioni tra distribuzione degli editori locali e la sua personale esperienza con le biblioteche. Esperimenti di correlazione glocal, insomma.

Ci siamo intrattenuti poi con Rita Valentino Merletti, storica promotrice del premio “Nati per leggere”, che ci ha regalato pillole di grande esperienza ed entusiasmo per futuri progetti che possano coinvolgere i giovani lettori e i giovani universitari, all’insegna di un, auspicabile, “Nati per continuare a leggere”.

Sulla scia dell’entusiasmo dimostratoci da Rita Valentino Merletti per il (nostro) futuro accademico, siamo poi passati a misurarci con un’altra categoria di futuro, quella del Salone. Degli scenari possibili per il Salone si è discusso nell’incontro che ha visto l’avvicendarsi delle opinioni delle figure politiche e istituzionali di Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, Luca Beatrice, presidente del Circolo dei Lettori, Luca Cassiani, Maurizio Marrone, Chiara Appendino e il giornalista Gabriele Ferraris. Dopo questa immersione nel localismo torinese, ci siamo, infine, dedicati alla conferenza “Progetto urbano del pubblico dominio” che ha presentato i progetti che si stanno portando avanti nella nostra città (dal punto di vista universitario e accademico con le esperienze riassunte da Cecilia Cognini e Juan Carlos De Martin) e in terra d’Oltralpe, attraverso uno sguardo al festival francesce del pubblico dominio (“Festival Domaine Public”) portato avanti da Véronique Boukali e Alexis Kauffman.

La nostra ricerca sulle tracce della fusione globale-locale è iniziata, scomodando madrina e padrini tutelari.

Francesca Martino