Una storia intricata d’inganni e falsificazioni ruota attorno al famoso compositore Antonio Vivaldi; una storia che non può non affascinare tutti gli appassionati di musicologia e filologia come Federico Maria Sardelli. E’ suo il compito e l’onore di sbrogliare questa incredibile matassa di dati e documenti alla ricerca di falsi d’autore. Compito che svolge egregiamente grazie al suo incredibile bagaglio culturale in ambito musicale e con l’aiuto di un team composto da ricercatori, storici e scienziati. Sono infatti differenti i metodi che utilizzano per verificare l’autenticità dei manoscritti vivaldiani, ma questo lo vedremo in seguito. Prima concentriamoci sul perché sia così importante questa estenuante opera di ricerca e di verifica e da cosa sia stata resa necessaria. Vivaldi, divenuto autore famosissimo nella prima metà del Settecento, conobbe, a seguito di un drastico cambiamento di gusti (caratteristica esclusiva del panorama culturale italiano secondo Sardelli), un improvviso declino che lo ha fatto sparire quasi completamente come musicista e compositore. Pur avendo accumulato una notevole fama internazionale, meritandosi citazioni di Carlo Goldoni, e, trascritto più volte da Bach, si trova così, per un volta faccia dell’esigente pubblico, totalmente misconosciuto da italiani e stranieri. La sua vita, trascritta a mo’ di romanzo nel divertente libro di Sardelli “L’affare Vivaldi” (edito da Sellerio), diventa da quel momento un tragica e continua fuga dai creditori. Vivaldi è infatti costretto a vendere tutti i suoi ultimi manoscritti ad un prezzo stracciato e, dopo aver lasciato la sua città d’origine, Venezia, è costretto a ritirarsi in Austria sotto la protezione dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo. Neanche qui, però, l’autore trova scampo alla sua triste fine poiché, dopo la morte dell’imperatore per un piatto di funghi avvelenati, tutti i teatri d’Austria vengono chiusi a lutto per un anno. Vivaldi, quindi, senza un lavoro, muore nel paese austriaco, dimenticato ed in povertà. Tutta la narrazione, dice Marco Malvaldi, famoso scrittore e presentatore dell’incontro, è accompagnata ed arricchita da alcuni cenni storici, resi tramite l’introduzione dei reali documenti dell’epoca: una piccola soddisfazione intellettuale dell’autore.
La scelta della parola “affare” nel titolo, dice Sardelli, ha un duplice significato in quanto è relativa sia alla questione economica della vendita dei suoi manoscritti, sia alla vita stessa dell’autore la quale, intrigata ed intrigante, diventa, sempre per Sardelli, una vero e proprio “affare” d’interesse storico e culturale, una sorta di romanzo giallo. Sono più di ottocento i brani che fanno parte del catalogo vivaldiano, e ogni anno compaiono, in varie parti d’Europa, da due a cinque manoscritti di presunta mano dell’autore, e che devono essere verificati dagli studiosi dell’Università Di Torino, dove ha sede la stessa raccolta.
Resta però viva la domanda: come fanno i nostri ricercatori a svelare l’identità di questi musicisti ignoti ed attribuire le giuste composizioni al genio di Vivaldi?.
“E’ un compito difficile” risponde Sardelli, scomposto in più passaggi e dall’esito quasi sempre incerto ed indefinito. Lo studio della grafia utilizzata nella firma, dell’inchiostro e della carta (datati tramite il radiocarbonio), usati dal presunto autore, è solo il primo passo di un lunghissimo processo che vede, come atto finale, la messa in gioco dell’esperienza dei musicologi. Il metodo, utilizzato e scoperto da Sardelli, consiste nell’identificazione di brevi tratti, piccoli “brani” ricorrenti nelle varie opere dell’autore, che, se attentamente analizzati, portano a stabilirne l’identità con certezza. E’ noto infatti, l’impiego da parte dei compositori settecenteschi di questi piccoli “mattoncini” che, prodotti dallo stesso autore, vengono uniti e riutilizzati in maniere differenti per formare più brani distinti tra loro. “E’ un lavoro importante” conclude poi il musicologo livornese, sancendo la fondamentale rilevanza che si può attribuire ad un opera, solamente assegnandole il nome di un’autore famoso. Della storia infatti ricordiamo solo i grandi nomi e quasi mai ci interessiamo degli sconosciuti, che pur magari hanno realizzato opere di per se più valide da un punto di vista storico come musicale. Non è da dimenticare infatti che lo studio novecentesco delle opere di Vivaldi è ripartito solo grazie alle trascrizioni di Bach, poiché gli storici si interrogarono sul perché il famoso autore tedesco avesse considerato il lavoro di un italiano, considerato un compositore qualunque, arrivando solo poi a comprenderne la reale grandezza. La vita di Vivaldi è, in definitiva conclusione, un po’ come la sua opera più famosa “Le quattro stagioni”, ovvero un alternarsi vicendevole di periodi oscuri e di grandezza, condito da un’inconfondibile genialità.
Lorenzo Modena – Liceo Michelangelo Grigoletti Pordenone
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