Nella giornata di venerdì 15 maggio si è tenuta nella sala “Conoscere la Grande Guerra” una conferenza in cui è avvenuta la presentazione del romanzo “Lo sport alla Grande Guerra”, una raccolta di testi che tratta della storia italiana durante la prima Guerra mondiale a confronto con il mondo dello sport.
Il libro, scritto da Dario Ricci è stato realizzato grazie all’intervento di 38 storici militari, sportivi e archivisti,che ne hanno contribuito mettendo le proprie conoscenze a vantaggio dello scrittore. La SISS, società italiana di storia dello sport, si è fatta promotrice di questa iniziativa con la partecipazione di Felice Fabrizio, presidente onorario della società, Stefano Tallia e Fabrizio Vespa, giornalisti de La Stampa.
Lo sport, come detto dai quattro partecipanti, è in grado di offrire prospettive per comprendere i legami che uniscono i fenomeni politici, economici, culturali e sociali, offrendo chiavi di lettura ampie . Durante la Grande Guerra, centinaia di sportivi italiani hanno partecipato al conflitto, ma nel 1915 il governo italiano ha congedato tutti i volontari. Il mancato riconoscimento e il malcontento provocato, verrà usato come cavallo di Troia dal Fascismo al fine di impadronirsi del mondo sportivo, avendo come risultato una grande adesione.
Virgilio Fossati, grande capitano interista, ha combattuto sul fronte ed è uno dei tanti esempi di sportivi che, a causa della guerra, hanno dovuto rinunciare ai propri sogni.
La situazione, dopo la Grande Guerra è cambiata radicalmente: in precedenza lo sport aveva un’ accezione molto diversa da quella attuale, configurandosi come semplici prove di tiro a segno, volte all’addestramento militare. La rivoluzione è avvenuta nel dopo guerra quando molte nuove discipline sono state introdotte, grazie anche all’influenza americana.
Tragedie come quelle degli anni 20 si sono ripetute recentemente, nei Balcani per esempio, quando durante la guerra d’indipendenza negli anni 90 una giovane promessa dello sport ha dovuto rinunciare al suo brillante futuro a causa di scheggia di una mina.
Come affermato dai quattro partecipanti, la voglia di mettersi alla prova e gareggiare , sia allora che oggi non viene mai meno.
Lo sport infatti è una caratteristica antropologica e la competizione ha sempre attratto gli uomini.
Enrico Fazari, Virginia Varallo
#RedazioneAlfieri
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