Venerdì 15 al Salone del Libro ci siamo “tuffati” in un acceso dibattito tra l’ economista italiana Lucrezia Reichlin e il sociologo Wolfgang Streeck, incentrato sul tema della coesistenza di capitalismo e democrazia, in una società che oggi soffre delle gravi mancanze di un mercato finanziario in crisi. La discussione ha inizialmente fatto luce, con un primo intervento del mediatore Mario Deaglio, sulle responsabilità degli economisti nella crisi finanziaria europea che, ponendo le sue radici nel secondo dopoguerra, ha cominciato a manifestarsi negli anni ’80 ed è progredita in 30 anni senza essere mai contrastata da soluzioni efficaci. L’economia, a causa di un allontanamento dalle altre discipline coinvolte nella problematica, come politica e sociologia, ha fornito unicamente soluzioni temporanee (inadatte peraltro ai nuovi metodi di produzione), portando ad un progressivo distaccamento dalla realtà che si è rivelato fatale per la crisi finanziaria europea, sfociata in modo evidente nel 2008.
Oggi i sociologi economici si interrogano sugli eventi caratteristici di questo fenomeno, ed interessandosi ai loro effetti incentrano la speculazione su un argomento fondamentale: il rapporto tra democrazia e capitalismo. La questione ha il suo nucleo nel potere decisionale in ambito economico e finanziario, in quanto viene esercitato da organizzazioni i cui professionisti non sono in alcun modo “prodotto democratico”: le decisioni che vengono prese a questo livello infatti, ci spiega la Reichlin, spesso escludono i cittadini e non coinvolgono i governi statali dato che, come si può facilmente immaginare, sono i risultati di conflitti d’interesse particolarmente vivaci.
Questo però, continua l’economista, non significa che tra capitalismo e democrazia esiste un’incompatibilità irrisolvibile. Infatti, oggi la democrazia rende possibile un processo per correggere gli errori della finanza e del mercato e, nonostante la visione secondo cui questo possa risolvere definitivamente tali problematiche è eccessivamente ottimista, tale soluzione risulterebbe essere comunque un tentativo di prendere tempo in prospettiva di elaborare delle risposte efficaci e definitive. Un livello entro il quale la democrazia può agire riguarda la trasparenza delle attività finanziarie: la tematica centrale di questa discussione riguarda la mobilità dei capitali, spiega Streeck, che dovrebbe essere regolamentata secondo il fine di limitare le possibilità delle grandi multinazionali di spostare i propri capitali nelle cosiddette “isole economiche oscure”, per evitare il più possibile che queste si sottraggano alla tassazione.
Chiara Cozzarini e Giovanna Buzzo
Liceo Grigoletti, Pordenone
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