Nell’immenso Auditorium del Salone del libro Enzo Bianchi ha presentato -con il filosofo, psicoanalista e docente universitario Umberto Galimberti- il suo nuovo libro “Raccontare l’amore”, pubblicato da Rizzoli. L’opera scritta dal monaco laico, fondatore e priore della rinomata Comunità monastica di Bose, contiene 4 parabole evangeliche con lo scopo di spiegare al lettore cos’è l’amore secondo il cristianesimo.
Galimberti afferma di essere rimasto affascinato dal libro e di avervi trovato “due principali idee fulminanti: l’amore per il prossimo e il parlare al prossimo” citando le sue parole. Il filosofo spiega: “il prossimo non è chi ci sta di fronte, sono io che mi faccio prossimo e sto attento alla condizione dell’altro”, l’amore consiste dunque in una disposizione d’animo, nello stare attenti alle indigenze dell’uomo, nel decentrarsi dal proprio Io per accogliere l’altro; di conseguenza parlare al prossimo vuol dire parlare accanto, non basta stargli vicino, ma bisogna proiettarsi nella sua condizione. Bianchi interviene nel discorso, ormai tra il filosofico e il teologico, spiegando la sua concezione: “Dio è una figura ambigua” afferma “in cui ognuno fa la sua introspezione e ricava ciò che vuole”. Si può assimilare a un contenitore vuoto, in cui ciascuno può inserire un contenuto.
Tornando a parlare del suo libro, il religioso e saggista propone le parabole come “uniche tracce per arrivare al Signore”. Amare tutti come Dio ha amato voi diventa il dogma dell’amore che supera la ragione, irrazionale, puro.
Dai quattro racconti evangelici si possono ricavare altrettanti insegnamenti, che non troviamo nel Vangelo, ma bensì solo nel pensiero di un uomo profondo come Enzo Bianchi.
Elisa Ciccarese
Davide Marchiolatti
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