“Il libro più bello che esista è il Libro della Natura” e non potevano quindi mancare al Salone due grandi interpreti di questo libro: i fisici di Torino Marco Brusa e Attilio Ferrari. Nell’arco del loro intervento , i due ricercatori di Infini.to – Planetario di Torino, hanno raccontato ad una fitta platea il magnifico viaggio della luce e nei misteri più fitti dell’universo con un vocabolario alla portata di tutti. Ma prima di tutto hanno invitato a… accendere la “lampadina”!
“Cos’è la luce ?” Questa la prima domanda che il professore rivolge ironicamente all’assistente. Nonostante i tanti studi la risposta non è così scontata. Inizialmente gli studi di Maxwell portarono a definire la luce come un’onda elettromagnetica che ha quindi una frequenza e una lunghezza d’onda. Successivamente il risultato è stato dimostrato da Hertz con il suo esperimento. Tuttavia la ricerca era sola all’inizio. Si arrivò a scoprire che la luce aveva una componente di onda, ma anche una di particella che coesistevano nella stessa essenza. Lo strumento che tutti noi abbiamo a disposizione per vedere la luce è il nostro occhio, questo ci permette di allargare il mondo intorno a noi e conoscere oggetti lontani, altrimenti il mondo , come per i ciechi , finirebbe dove finiscono le nostre mani. Tutti i colori che riusciamo a vedere, quelli dell’arcobaleno, sono caratterizzati da frequenze differenti dal rosso al viola. Ma cosa esiste prima del rosso? E cosa c’è oltre il viola? I nostri occhi non ci permettono di vedere tutte queste onde, che ci circondano e per questo abbiamo bisogno di strumenti adatti che ce ne rivelino la presenza. Se accendiamo una radio in mezzo alla stanza questa comincerà a gracchiare e questo fenomeno è il risultato scientifico della presenza delle onde, in questo caso radio, intorno a noi. Ma come possiamo utilizzare questa gamma di onde per vedere oltre la Terra? Come ci possono aiutare a osservare il cielo? Con speciali telescopi possiamo osservare l’universo che ci circonda ad una determinata frequenza e ogni onda ci svela qualcosa di diverso: con l’infrarosso possiamo osservare le stelle in formazione attraverso le nubi cosmiche, grazie ai raggi X si sono verificate empiricamente l’esistenza delle stelle a neutroni, e con i raggi gamma arriviamo a vedere anche i buchi neri!
Vedere lontano però, nel caso dell’osservazione dell’universo, significa anche vedere indietro nel tempo. Infatti a causa delle incredibili distanze, le informazioni che viaggiano con la luce arrivano a noi dopo moltissimo tempo e perciò dagli angoli più lontani dell’universo ci arrivano anche le informazioni sulle stelle più antiche. Guarderemo mai abbastanza lontano da arrivare alle origini dell’universo? Non solo potremmo farlo, ma l’abbiamo già fatto! Il satellite Plank grazie ad una fotografia a raggi a microonde ci ha mostrato l’universo subito dopo il Bing Bang in una scala rossa-azzurro. La fotografia risultante non è molto affascinante, ma è stata sicuramente utile.
La luce sappiamo viaggia nel vuoto a grande velocità; ma si può piegare? Non avendo massa non può essere influenzata da un’altra massa. Tuttavia sappiamo oggi che è lo stesso universo che si deforma a seguito della comparsa di una massa e la luce non può che non seguirlo. Possiamo dire che la luce prosegue dritta su una superficie che è curva. Grazie a questo effetto, chiamato lenti gravitazionali, possiamo vedere lo stesso fenomeno, per esempio una supernova che esplode, più volte, in diversi punti del cielo, a distanza di tempo. Ciò ci aiuta a comprendere la posizione anche di masse che non vediamo. Casi estremi di questo fenomeno sono i buchi neri. Possiamo immaginarli come imbuti con pareti talmente ripide che la luce cade dentro e non riesce più a uscirne, perché le servirebbe per scalare le ripide pareti maggiore energia di quella di partenza.
“Possiamo comprendere un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia è quando un uomo ha paura della luce” La citazione di Platone conclude l’incontro. Non dobbiamo mai avere timore nello spingerci ai confini della conoscenza e immaginare un mondo infinitamente maggiore di quello che vediamo tutti i giorni.
Martina Dattilo
Bajani boys and girls
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