Il mestiere del correttore di bozze viene troppo spesso sottovalutato, molte persone ne ignorano addirittura l’esistenza. Ma è una figura che gioca invece un ruolo fondamentale nel settore dell’editoria. Ed è per questo motivo che al Salone del Libro si è tenuta una conferenza nello spazio Independents’ Corner, nella quale sono intervenuti Elena Caldara, Marco Lazzarotto e Giovanna Salvia, che lavorano nel mondo dell’editoria: un interessante viaggio alla scoperta di questa particolare professione.
Per intraprendere questo lavoro è richiesta un’assoluta padronanza della lingua, ma non è tutto: è fondamentale essere puntigliosi, quasi maniacali e possedere una capacità di concentrazione altamente sviluppata, oltre che a modestia e umiltà nel rapportarsi con gli altri. Ma se i requisiti mentali sono tanti ed essenziali, quelli materiali sono trascurabili, infatti servono solamente una semplice penna colorata e una matita. Con la prima vengono segnati gli errori certi, ad esempio quelli grammaticali, di sintassi, le evidenti incongruenze logiche e i refusi; la matita invece serve per comunicare proposte o dubbi, o per segnalare uno sbaglio di cui non si ha la certezza. La figura del correttore di bozze non ha come compito solamente quello di correggere i testi, ma deve anche curare la pagina dal punto di vista estetico.
Per intraprendere questa carriera bisogna innanzitutto essere motivati perché non è un lavoro redditizio, ma le soddisfazioni sono innumerevoli sul piano morale, ad esempio la vista del libro stampato e la sensazione di contribuire a creare qualcosa di utile e piacevole. Inoltre per essere pienamente realizzati in questo mestiere è fondamentale lavorare nel campo nel quale si è più competenti e al quale si è particolarmente interessati. Per entrare in questo ambiente spesso aiuta avere conoscenze nel mondo dell’editoria perché esso è un settore chiuso al quale è difficile accedere in mancanza di supporto dall’interno; i correttori di bozze iniziano a lavorare come liberi professionisti e solo dopo molto tempo hanno la possibilità di ottenere un contratto di assunzione a lungo termine. Il lavoro è svolto a domicilio (solo raramente in ufficio) e questo è un vantaggio, infatti è possibile organizzare i tempi come meglio si crede, ma può essere anche un lato negativo, se non si ha un’eccezionale capacità di autogestione si rischia di incorrere in difficoltà.
In conclusione, Elena Caldara ha affermato che “dietro a un titolo e al nome di un autore c’è il lavoro di molte persone, non dimentichiamolo mai; certo, correggere un refuso non guarisce malati, non aiuta persone bisognose, ma anche far circolare bei libri è importante per la società”.
Enrico Fazari, Sara Ferrero
#RedazioneAlfieri
Nessun commento
Non ci sono ancora commenti, ma tu potresti essere il primo a scriverne uno.