Una storia vissuta dall’interno che tratta della Seconda Guerra Mondiale che ci aiuta a rivivere situazioni che a noi sembrano tanto lontane. Tilde Giani Gallino scrive “Non avevo 6 anni che ero già in guerra”, un’autobiografia ricca di peculiarità fortemente letterarie, che intreccia finzione e realtà e ricorda il celebre libro di Calvino: “Il sentiero dei nidi di ragno”.

Libro molto suggestivo, scritto come un romanzo, presenta una visione diretta sulla resistenza; Gallino, raccontando la guerra dal punto di vista di una bambina, descrive il paradossale rapporto che questa aveva instaurato con i nazisti, la distruzione di uno stereotipo che vede il disprezzo per un tedesco in quanto tale e non per una persona comune, della nostra stessa nazionalità e magari in grado di farci soffrire di più. Un elemento narrativo che enfatizza la narrazione, oltre alla compassione per le sorti umane, è l’ironia. Questo libro contiene un’apparenza fantastica che costituisce un arricchimento e non il suo contrario, come penserebbero in molti.

Un’altra novità che anima tutto il romanzo è la scarsa presenza dei genitori, l’esperienza di una bambina che, libera e sfollata da Torino, ha scelto di battersi per la vita e con piccoli gesti è riuscita a spezzare la brutale routine dei tedeschi. Il coraggio della protagonista è la conseguenza di un comportamento, ritenuto dall’autrice stessa più che spontaneo, in quanto aveva il solo obbiettivo di adattarsi ad un periodo tanto difficile, dove donne e bambini erano figure di grande inferiorità. Nonostante Gallino racconti solo un aspetto di quella guerra violenta, è stata capace di introdurre i lettori, coinvolgendoli anche emotivamente, all’interno di questa storia  cruenta.

 

Gaia Baldacci, Claudia Bertaggia

#RedazioneAlfieri

Photo di: Rebecca Vitale