In seguito alla rinnovata stagione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, attualmente sotto la guida della presidente Giovanna Milella, il 15 Settembre 2015 si sono ufficialmente riaperti gli appuntamenti del Salone Off 365. Tali appuntamenti, curati dal direttore Eventi della Fondazione Marco Pautasso e organizzati dal Salone Internazionale del Libro assieme alle Circoscrizioni e alle Biblioteche civiche torinesi, le scuole cittadine, la Scuola Holden e le librerie di Torino, prevedono incontri gratuiti con celebri autori del panorama letterario nostrano ed internazionale.
L’evento di apertura di questa nuova stagione si è tenuto in onore della visita in Europa di Dulce María Zúñiga, direttrice del Premio FIL de Literatura en Lenguas Romances, promosso dalla Feria Internacional del Libro di Guadalajara (Messico) e assegnato nel 2014 al saggista e scrittore Claudio Magris. Tale incontro prevedeva dunque un dialogo tra il celebre linguista Gian Luigi Beccaria e il precedentemente citato Claudio Magris dal nome “Dal canto degli ultimi al grande stile. Quello che si sa e quello che si è.”
L’incontro si è aperto con i ringraziamenti del presidente Giovanna Milella, alla quale ha successivamente collegato il suo discorso il direttore Ernesto Ferrero. Dopo aver assicurato una forte unione e amicizia tra le figure al vertice e aver rassicurato i più scettici riguardo il futuro ha utilizzato il tempo a sua disposizione per introdurre Dulce María Zúñiga e ricordare l’importanza della vittoria di Claudio Magris del Premio FIL de Literatura en Lenguas Romances. Decisamente emozionata ha inseguito parlato Dulce María Zúñiga. La direttrice del Premio FIL ha sottolineato l’importanza di tale premio per il Messico e di come al giorno d’oggi non si ricerchi esclusivamente l’intelligenza in un autore, bensì umanità. E di questa umanità ne è colmo Claudio Magris, il quale, nonostante la differenza tra la nostra realtà e quella Sud-Americana, è riuscito a diventare un esempio per il Messico.
Conclusi i convenevoli e i discorsi introduttivi è cominciato l’interessante dialogo tra i due ospiti. Il primo a prendere la parola è stato Gian Luigi Beccaria, il quale ha voluto innanzitutto sottolineare la storica e profonda amicizia con Magris. Senza dilungarsi troppo in discorsi aleatori si è focalizzato sul suo obiettivo, ovvero la cultura popolare conosciuta come “Il canto degli ultimi”. Essa è di difficile innovazione e al momento della sua creazione si opponeva ai testi d’autore socialmente e politicamente impegnati. Essa è composta da un linguaggio arcaico e ricalca il carattere epico della tradizione orale. Si ricerca, infatti, la variazione dell’identico e si ascolta in attesa di ciò che già si conosce .Adempie alla necessaria condizione dell’epos, ovvero l’armonia tra soggettività e mondo esterno. Il cantore è un tutt’uno con ciò che lo circonda e ne sono un esempio i canti nati durante la Prima Guerra Mondiale: non parlano di lotta e cambiamento, ma di abbandono, di nostalgia, di partenza e di addio. La parola che ritorna costantemente è “Pazienza” e il popolo si rassegna e accetta ciò che lo circonda. Colui che narra è quindi in sintonia con la realtà in cui vive, e da essa prima nasce e infine muore. La guerra diventa come una calamità alla quale sottostare e dalla quale non si può fuggire. Diventa tipica e ricorrente, quasi una condizione esistenziale del popolo. Condizione che si rispecchia negli esempi che Beccaria riporta in conclusione del suo intervento: “Ci tocca andare”, “Ci tocca morire” e “Ci tocca soffire”.
Terminato l’intervento di Beccaria prende la parola Claudio Magris, che sottolinea come sia importante che un argomento venga discusso, non tanto da chi. E questa sensazione è risucito a viverla profondamente alla Feria Internacional del Libro di Guadalajara in Messico nel 2014. Conclusasi questa sua iniziale parentesi  ha esordito specificando come un grande stile sia quello dove si trova la totalità della vita, e ciò si riscontra fortemente nella cultura popolare. La cultura popolare  ha comunque dei difetti: è in primo luogo regressiva, accetta l’oppressione passivamente e il suo essere colta in differenti aspetti rispetto alla cultura aulica non la eleva apoditticamente. Si dovrebbe estrtapolare dal “Canto degli ultimi” quel modo di vivere in netta contrapposizione col comune “Vivere per aver già vissuto”. La società si concentra, infatti,  per capire e conoscere ciò che avverrà, mentre gli ultimi seguivano il presente, soffermandosi su ciò li colpiva nell’immediato. In tali canti si può trovare l’essenza della cultura. “L’essenza della cultura è l’armonia tra ciò che si sa, ciò che si sa di sapere, ciò che si è e ciò che si crede”. Gli ultimi conoscono la loro realtà e sono a conoscenza di ciò che non sono. Sono consapevoli della loro identità e credono fortemente in ideali che li unificano e identificano. Non è cultura ciò che si spaccia per ciò che non è, ma allo stesso tempo si ha l’obbligo alla ricerca di un’elevazione. La cultura degli ultimi è priva di autocritica e quindi non può intraprendere questo cammino. In conclusione emerge quindi come la cultura popolare sia differente e per determinati aspetti superiore, ma sicuramente non si ha un sentimento nostalgico nei suoi confronti.

Una volta affrontato il tema principale a cui era dedicato l’incontro Magris e Beccaria si sono brevemente confrontati sulla letteratura attuale e sulla mancanza di una linea di appartenenza da parte dei letterati. Alcuni aneddoti del loro periodo universitario e un ultimo breve intervento di Dulce María Zúñiga riguardo la ricerca di una realtà magica da parte degli scrittori messicani contemporanei concludono il primo incontro della nuova stagione del Salone Off 365. Un incontro che fa ben sperare per i futuri e che dimostra come le parole del direttore Ernesto Ferrero siano veritiere, nonostante i dubbi di molti sull’anno a venire, il futuro del Salone sembra florido e ricco di potenziale.

Edoardo Babbini, Redazione BookBlog