Draunara: vento che viene dal mare. E’ questa la parola scelta da Federica Cellini, giornalista e documentarista, per la sua installazione, lavoro alla quale si è dedicata negli ultimi anni.
Il suo lavoro inizia nel 2011, quando, recatasi a Lampedusa, assiste ad uno dei primi sbarchi di migranti. I barconi sono pieni, l’emergenza è grande e c’è la necessità di assistenza immediata.
Quando la Cellini assiste per la prima volta ad uno sbarco è notte. Vuole immortalare il momento, ma davanti a quello che vede si sente quasi in imbarazzo e non sa come muoversi. E’ affascinata da questa nuova realtà, quella dei migranti, e con un semplice gesto dà inizio al suo progetto.
Scatta una fotografia.
Continua su questa strada e fa nuovi scatti, lasciandoli però da parte. Si accorge poi che, mettendoli in sequenza, questi scatti acquistano un significato e che sono proprio loro il mezzo giusto per raccontare questa storia.
Ma le foto da sole non bastano, quindi, con l’aiuto del suo amico Alexander, tecnico del suono, sceglie dieci tracce da uno o due minuti con cui raccontare il viaggio compiuto da queste persone fin dall’inizio.
Le fotografie, infatti, mostrano sempre solo la fine del viaggio, la gioia, lasciando da parte tutte le avversità e le fatiche compiute. Solo attraverso i suoni si ha veramente l’idea di ciò che queste persone hanno attraversato per arrivare nel nostro paese; partendo dall’Africa selvaggia si passa per le prigioni fino ad arrivare ai barconi. Da qui inizia il viaggio vero e proprio in mare, soggetto a tempeste e pericoli, per toccare infine le coste di Lampedusa.
Tutto questo è racchiuso all’interno di un container, dove ci sono le dieci fotografie, visibili attraverso una fessura di 2mm, tutte accompagnate da una traccia. Questa scelta non è stata casuale, infatti, l’obiettivo è che chi, essendo veramente interessato, compia uno sforzo per venire a conoscenza di questa realtà.
3.419 nel 2014,
2.860 nel 2015.
Sono i numeri delle persone decedute durante questo viaggio di speranza. La Cellini sottolinea però che non devono essere solo cifre, ma prima ancora esseri umani con una propria storia destinata ad essere dimenticata.
Claudia Felloni, Liceo Ariosto, Ferrara
Gaia Bertolone, Liceo Vittorio Alfieri, Torino
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