“E’ un capitolo chiuso il nucleare?” Così introduce la conferenza sull’innovazione della ricerca militare Michele Fabbri. La sede dell’incontro con ospite il professore di fisica nucleare di padova Alessandro Pascolini è il Polo Adelardi. Alla domanda di apertura, Pascolini risponde che sono sempre ingenti gli investimenti sull’armamento nucleare, in modo specifico sull’apparato missilistico con il Pakistan e la Corea del nord che toccano livelli di spesa da parte dei rispettivi governi estremamente elevati rispetto ai Paesi che nel mondo dispongono dell’energia nucleare. Fra l’altro, nonostante i ripetuti tentativi di ridurre l’uso dell’atomica(primo fra tutti quello del’68 ), paesi quali gli U.S si rifiutano di cessare la produzione di tali abomini.
Da questa premessa, possiamo arguire che le armi nucleari costituiscono ancora una delle principali tecnologie militari. Ma è effettivamente così? Alla domanda si lega spontaneamente il chiedersi se le guerre di oggigiorno siano ancora combattute sul campo, con due eserciti schierati l’uno contro l’altro, proprio come quelle che studiamo sui libri di testo. Ecco dunque che Pascolini spiega come in questa epoca l’uso di armi pesanti, fra cui i ben noti carri armati, non sia poi così rilevante, in quanto c’è un continuo sviluppo e miglioramento delle tecnologie belliche. Questi costanti studi hanno portato all’invenzione di droni e robot da guerra, il cui compito è quello di ridurre il numero di vittime.
Curioso e quasi inimmaginabile è anche la nuova frontiera delle più recenti innovazioni in campo bellico: il cielo, o per meglio dire lo spazio extra-atmosferico, è ora uno spazio fisico che, come la terra e i mari, sta subendo un vero e proprio armamento. Il novero delle armi sconosciute ai più non si limita a queste: ormai tutti i paesi del nord del mondo dispongono di armi chimiche-biologiche. Queste ultime hanno sempre costituito uno dei più grandi pericoli per l’umanità tutta. In virtù di questa loro spaventosa peculiarità, sono state bandite dalla Convenzione di Ginevra del 1993.
L’incontro si conclude con un’invettiva contro l’opinione pubblica che non è sufficientemente informata e cosciente della gravità e del pericolo che esse possono causare. Come conseguenza è necessaria un’auto-informazione che si può trovare sui siti di istituzioni e apparati militari, fra i quali: Jason e tante altre.
Enrico Fazari, Fabrizio Pasqualini
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