Nell’ultimo periodo, le migliaia di profughi che arrivano in cerca di luoghi sicuri sulle coste europee, costituiscono un problema che sta prendendo, in realtà, una piega quasi mondiale. Si è già provveduto a raggiungere, sotto accordo tra Italia, Francia e Germania, un’equa ripartizione di questi sul territorio. Tuttavia, non tutti i Paesi sono dello stesso avviso, come l’Australia, che, con l’ormai ex primo ministro Tony Abbott, ha presentato negli ultimi quarant’anni una politica estremamente rigida nei confronti dei rifugiati che tentano di avvicinarsi alle coste australiane. Oggetto di ciò è stata la conferenza tenutasi al Teatro Comunale. Ospiti: Ben Doherty, Giornalista del The Guardian, Jeff Sparrow, giornalista e opinionista del The Guardian ed ex direttore della rivista Overland, Joël van Houdt, fotografo olandese che, fintosi un rifugiato proveniente dalla Georgia, ha intrapreso il percorso dei profughi da Kabul fino in Australia e Sam Wallman, vignettista a sfondo politico, diventato famoso grazie al fumetto La Storia di una Guardia. A intervistarli, Junko Terao, giornalista di Internazionale.
Essendo la rigida mentalità del governo australiano argomento della discussione, la Terao si rivolge a Ben Doherty per chiarimenti sulla storia dell’evoluzione dell’atteggiamento generale del Paese nei confronti dei rifugiati: questo risponde che fin dagli inizi, con gli aborigeni prima e le colonie europee dopo, la storia dell’Australia è sempre stata, in fondo, di migrazione. Dagli anni 60-70 il governo, comprendendo la sofferenza e le condizioni di difficoltà della cosiddetta ‘boats people’, ha deciso di accoglierla, ma il popolo, spaventato da questa massa di gente la cui identità era ignota, ha iniziato ad ostacolare l’idea. Si è assistiti, dunque, ad una evoluzione della mentalità per cui, al giorno d’oggi, si parla addirittura di ‘guerra contro i profughi’. Tre, infatti, sono le procedure possibili al momento del loro arrivo: la prima, fermare le barche e rimandarle indietro; la seconda, spedirle in Paesi circostanti come la Papua Nuova Guinea e la Cambogia; la terza, mandare la gente nei centri di detenzione off-shore.
Tutto ciò fa sorgere un’unica domanda: dunque, nella mentalità australiana, c’è un razzismo di fondo? E’ il popolo che chiede espressamente al governo di attuare politiche dure contro i profughi o solo una scusa di quest’ultimo per agire indisturbato? Interviene Jeff Sparrow, che concorda con Doherty nell’affermare che si tratta di un paese colonizzato dai bianchi e questo fatto ha lasciato un segno profondo nel popolo australiano che per la maggior parte, secondo lui, è effettivamente xenofobo. C’è da dire, tuttavia, che si tende, in generale, a disumanizzare questa gente straniera, che viene isolata da qualsiasi forma di contatto con gli altri.
A proposito di ciò, Junko Terao interpella il fumettista Sam Wallman, autore de ‘La Storia di una Guardia‘ (2013). Protagonista della storia, un dipendente di un centro di detenzione della Serco che ha avuto modo di assistere e verificare le condizioni di vita disumane dei rifugiati all’interno di questi centri off-shore, dove spesso avvengono abusi e violenze anche contro i minori.
Recentemente, un’orribile foto raffigurante un bambino siriano morto sulla costa turca, ha fatto smuovere un po’ gli animi facendo aprire gli occhi sulle difficoltà a cui le migliaia di profughi vanno in contro durante le traversate. Il fotografo olandese ospite alla conferenza, Joël van Houdt, nel 2013 ha voluto provare sulla propria pelle l’esperienza di questa gente costretta ad abbandonare la propria terra e la propria vita in cerca di salvezza altrove. Ha comprato un biglietto in Afghanistan e, fingendosi un rifugiato, ha viaggiato da Kabul a Giacarta e, dopo aver contattato un contrabbandiere, ha navigato tre giorni e tre notti arrivando in Australia, la Terra Promessa.
Per concludere, è stato chiesto ai quattro ospiti di esprimere le proprie aspettative sul nuovo primo ministro, Malcolm Turnbull, che ha recentemente sconfitto Abbott con 10 voti di differenza dal rivale. “Al momento viene dipinto un conservatore moderato” dicono “aperto verso la lotta al cambiamento climatico e ai matrimoni omosessuali. Ha parlato di diritti e abusi e si è offerto di accogliere 12000 rifugiati dalla Siria, ma vediamo se davvero è un osso duro come vuole mostrarsi”.
Celeste Paccotti e Ines Ammirati
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