Diluvio di Fuoco: il romanzo conclusivo della trilogia dell’Ibis iniziata con “Mare di papaveri” e “Il fiume dell’Oppio”, trilogia che ha preso 11 anni, è stato presentato Sabato 24 ottobre 2015 alla Biblioteca Civica Musicale «Andrea Della Corte» per il Salone Off 365
Oltre all’autore, Amitav Ghosh, sono presenti i due traduttori, Anna Nadotti e Norman Gobetti, e due gruppi di lettura: quello delle Biblioteche Civiche torinesi, che hanno preparato l’incontro con Marco Pautasso e Andrea Gregorio del Salone del Libro, e quello dell’editore, Neri Pozza Book Club. Fin da subito viene messa in luce l’importanza della lingua che Ghosh definisce inglese meticcio perché , anche attraverso la lingua, vuole descrivere la diversità del mondo che va raccontando: riportando in vita una forma d’inglese del XIX secolo, evidenzia lo scenario transculturale dell’Oceano Indiano. Per i traduttori, tuttavia, questo aspetto ha creato non pochi problemi non sapendo esattamente quali parole tradurre e quali no e dovendo rendere in italiano la varietà linguistica presente nella versione originale. Problemi che hanno in parte risolto cercando parole italiane che avessero la stessa origine del corrispettivo inglese e naturalmente dialogando continuamente con l’autore stesso. Il rapporto con i traduttori è al centro di gran parte dell’incontro, si vede a occhio nudo un rapporto di stima e scambio, quasi dono reciproco; la traduzione è anch’essa una scrittura e gran parte dell’incontro gira attorno ad aneddoti e sfide, vissuti insieme con successo dai traduttori e dallo scrittore. Anche il pubblico in sala del resto è un pubblico di appassionati e tenaci divoratori di Ghosh.
Sicuramente anche attorno al romanzo storico si concentrano molte delle curiosità dei lettori.Ghosh, alla domanda del gruppo di lettura delle Biblioteche, se la letteratura possa effettivamente sanare le ferite della storia, risponde che è vero che la letteratura aiuta a riscoprire i fatti storici, ma si chiede fino a che punto si può parlare di guarigione; secondo l’autore bisogna chiedersi perché questi eventi storici spariscono e afferma che quando ciò succede c’è sempre qualcosa che ha a che fare con il Potere.
Lo scrittore descrive la sua idea di Trilogia come un tesoro pieno di gioielli, uno sotto l’altro e più si scava più i gioielli sono meravigliosi e scintillanti, un archivio in cui pian piano si scoprono sempre nuovi fatti, e il suo lavoro di scrittore come di un cercatore negli archivi. “Entrare in un archivio è un esperienza esaltante e la mia trilogia è appunto un grande archivio che contiene un mondo incredibile.”
Un altro dei tanti temi affrontati nell’incontro che sembra essere di grande importanza per questo scrittore è l’interconnessione culturale che permeava tutto il XVIII e il XIX secolo. Sostiene Ghosh che in quel periodo nel mondo si viaggiava e si interagiva- malgrado le tecnologie moderne – molto di più e molto più facilmente, ma tutto questo è stato soppresso dagli Europei per i quali l’unica cultura “giusta” era la loro e l’idea di differenza culturale era inconcepibile. Ora invece l’attività di interazione è diminuita ed è più complicato viaggiare, ciò che abbiamo è solo l’illusione della semplicità del viaggio.
Federico Albert, Redazione Alfieri
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