Il principale pregio della giornata “A scuola si legge!!! La lettura tra tecnologie e società globale” (Firenze, Palazzo degli Affari e dei Congressi, 24 ottobre 2015) è stato senza dubbio quella di accostare due termini, SCUOLA e LETTURA che, purtroppo, non sempre procedono insieme. E i risultati si vedono, basta scorrere gli elenchi dei dati ISTAT sulla percentuale dei “non lettori” in Italia.
La lettura è stata raramente, nella scuola italiana, oggetto d’interesse e di preoccupazione da parte del Ministero dell’istruzione, così come le biblioteche scolastiche. Sono mancati provvedimenti sistematici e uno sguardo a lungo termine che facessero della lettura – intesa non solo come piacere ma anche come competenza – un caposaldo irrinunciabile della nostra scuola. L’avvento della tecnologia ha poi creato l’illusione (negli adulti e nei ragazzi) che imparare o insegnare a leggere fossero ormai competenze acquisite e attività superate e ci si potesse tuffare senza troppe remore e senza troppa preparazione nel mondo della rete, più vicino ai giovani “digitali”.
La giornata di studio di Firenze, destinata a docenti, bibliotecari, librai e quanti lavorano nella filiera del libro, ha cercato di far luce su alcuni nodi fondamentali della lettura proponendo al mattino seminari e workshop suddivisi per i vari ordini di scuola (dall’infanzia alla secondaria di primo grado) o per area tematica. Nella plenaria del pomeriggio si è riflettuto sui rapporti che lettura e scrittura intrattengono con la società tecnologica e globale attraverso gli interventi di Carla Ida Salviati (curatrice del progetto scientifico della giornata), Bruno Tognolini (“maestro” di filastrocche), Bruno d’Amore (docente universitario specializzato in didattica della matematica) introdotti dalla bravissima Giusi Quarenghi, mentre Gino Roncaglia e Susanna Tamaro hanno dialogato sul rapporto libri e tecnologie, coordinati da Stefania Fabri. A Teresa Porcella è stato affidato il reading del pomeriggio, mentre la performance di Alessandro Sanna (pluripremiato illustratore, autore di Fiume lento) e Riccardo Mori (chitarra) ha concluso la giornata.
Le esperienze presentate nei seminari del mattino hanno dimostrato la vivacità di buona parte della scuola italiana: purtroppo però queste “buone pratiche” non sono di norma prese ad esempio e sistematizzate e, se non vengono tutelate e sostenute da una legge, rischiano di essere “cadaveri”. Questo commento è emerso nel ricco e vivace seminario cui ho partecipato, “Alleanze intorno al libro. Scuole, biblioteche, librerie, territorio”, coordinato da Maurizio Caminito, dove i relatori presenti (Anselmo Roveda di Andersen, la sottoscritta e Giulio Blasi del Mlol) e i partecipanti alla tavola rotonda (Riccardo Pontegobbi di Liber, Grazia Gotti libraia e Accademia Drosselmeier, Giovanni Solimine presidente del Forum del libro) hanno avuto modo di dialogare con Carlo Rubinacci, ispettore del MIUR, su ciò che il nostro governo fa/non fa per la lettura. Si è evidenziata l’assenza di riferimenti espliciti alla lettura nel documento della Buona Scuola e ci si è interrogati sul perché biblioteche, libri e lettura non siano considerate strategie formative irrinunciabili. Si è sottolineata la necessità di una formazione alla lettura degli insegnanti che, in quanto mediatori della lettura, devono saper distinguere e scegliere di fronte alla molteplicità di tendenze dell’editoria per ragazzi, anche per evitare la “colonizzazione dell’immaginario infantile”. Il problema nella scuola italiana, rilevato anche da Donatella Lombello (già docente di biblioteconomia dell’Università di Padova, presente all’incontro) è quello di riscoprire il “senso” delle biblioteche scolastiche, luogo di “educazione” (e non “promozione”) alla lettura e alla ricerca. Su questo punto è stata ricordata all’ispettore Rubinacci la petizione lanciata da Torinoretelibri https://www.change.org/p/per-leggere-e-fare-ricerca-nella-scuola-italiana-come-in-europa che ha superato le 7000 firme e ha il sostegno di oltre 30 tra associazioni, enti, librerie, reti. Non siamo una minoranza ad avere a cuore la lettura, dobbiamo solo imparare, in questo Paese così vario e frammentato, a “fare rete” e far giungere al nostro governo il messaggio che le “buone pratiche” non bastano: bisogna andare oltre il volontariato e oltre gli eventi sporadici per giungere finalmente a un piano nazionale per la lettura e per le biblioteche scolastiche.
In ambito scolastico dobbiamo avere un “progetto scuola” e non una “scuola di progetti”. Come ha osservato nella plenaria Gino Roncaglia, oggi non bisogna focalizzare tutto sul digitale: ci deve essere spazio, nella scuola e nella società, per una totalità di dispositivi, cercando di evitare tutte le forme che possono diventare “totalitarie”. La “difesa” richiede però anche una conoscenza tecnologica. Carla Ida Salviati, nel suo intervento “Parole per la lettura”, ha precisato: le tecnologie e i libri non devono “convivere”, ma “collaborare” nel cercare, ricercare, studiare, divertirsi. Senza dimenticare che “per poter usare le tecnologie bisogna saper leggere molto bene”. La “varietà” è, a suo avviso, un’altra parola chiave per la lettura: usare testi diversi – ma anche supporti diversi – è ciò che ci arricchisce, poiché la ricchezza nasce dal confronto.
C’è da sperare che questa giornata sia feconda affinché la lettura – in tutte le sue modalità e varietà di espressione – diventi una pratica possibile e un’occasione di crescita in tutte le nostre scuole. Perché si possa cambiare la punteggiatura e affermare – come ha auspicato Salviati – “A scuola si legge. Punto e basta.”
Maria Riccarda Bignamini, TorinoReteLibri
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