Come è giusto, in un primo incontro, abbiamo cominciato dalle presentazioni. Così ho attaccato raccontando chi sono, e che cosa ho combinato finora, ai ragazzi del quarto anno di liceo classico “G. e Q. Sella”, a Biella.
Ero in piedi di lato alla cattedra. Il posto giusto per essere interrogato, come ai vecchi tempi: quando ero anch’io uno studente liceale. Tant’è che, fra gli aneddoti personali, ho raccontato in quali avventurose circostanze io riuscii a sfuggire per un intero quadrimestre a un’interrogazione sugli autori greci. Ancora me la sogno, però. Il crimine non paga.
Non sono voluto sfuggire, invece, alle domande dei ragazzi. E a quelle della prof, Chiara Cignolo, ottima padrona di casa. Trovando risposte pure a domande che mi sono spesso posto anch’io. Sul perché si scrive. Sul per chi lo si fa. Su che cosa significhi farlo per vivere. Su quale rapporto di intimità nasca con la scrittura, nel praticarla per mestiere. E domande poi sui modi e le forme con cui io scrivo: per i fumetti, per i romanzi (in prosa e graphic novel), per la radio, perfino per le canzoni (come paroliere, di recente). Qualcuno aveva già letto “La vita in generale”, il mio romanzo edito da Feltrinelli. Abbiamo chiacchierato anche di quello, evitando gli spoiler. Sarà un argomento centrale, nei prossimi appuntamenti.
Avevo previsto di concedere ai ragazzi un intervallo, in mezzo a quelle due ore. Invece sono volate, senza un’interruzione. E chi la voleva, poi? Anzi, mi è dispiaciuto andarmene. E attendo con gioia il secondo e terzo incontro. Arriverò preparato.
Tito Faraci
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