Giovanni Montanaro racconta la sua adozione al Liceo Classico Cavour di Torino. La redazione ringrazia moltissimo: riuscire a fare scrivere gli scrittori per noi è stata un’impresa talvolta ardua ma che sta dando tantissime soddisfazioni.

Liceo Cavour / Torino

Ci sono solo tre maschi, il resto tutte femmine. Stanno schiacciati contro il muro di sinistra; il cromosoma X sta per trionfare. C’è freddo, perché nelle classi della scuola pubblica fa freddo e non me lo ricordavo. C’è un banco vuoto, una ragazza che “non viene più”. C’è quella che ama Harry Potter e quello che suona il basso, l’altro che gioca a tennis e quella che disegna. C’è la scout e la sognatrice, la ballerina e quella che racconta barzellette. Ci sono le ballerine e le Allstars, le scarpe con il tacco e le clarks. Ci sono ricci e capelli lisci. Biondi, mori e castani. C’è un lento accento piemonteeeeeese. Io non so esattamente cosa venuto a fare. Sono un po’ imbarazzato. Cattedra, lavagna, banchi. Ho finalmente ottenuto quello che volevo da studente secchione? Mi siederò a cavalcioni sulla cattedra, per fare lo scrittore-che-non-è-il-professore-che-è-vostro-amico-è-come-voi-non-come-loro? No, mi siedo al posto della prof. Sono secchione inside. Non so bene cosa devo fare, ma so che abbiamo tempo. E sono curioso. Curioso di loro. Sanno che Livio Berrutti ha studiato in quelle stesse aule. Vanno di corsa, anche loro. Hanno paura? Come convivono con i brufoli (per me era un dramma)? Chi sono? Chi saranno? Gli devo dire la verità; hanno l’età più bella, l’onnipotenza profonda e angosciante di non aver ancora scelto niente. Il corpo che si spalanca e le tragedie di Sofocle, l’amore assoluto e la possibilità di leggere Dante per mestiere. Gli devo dire la verità. Crescere è rinunciare a delle occasioni, crescere è chiudere porte. Adesso, loro hanno ancora tutte le strade del mondo. Uno andrà in Australia, l’altro diventerà medico, l’altro andrà a lavorare subito finita la maturità, quella forse davvero riuscirà a fare la ballerina, alcuni avranno figli, altri no. Sono loro, le storie che mi interessano. Chi sono? Ridono, parlano di Gangnam Style e dicono che leggere certe volte annoia. Non conoscono l’Antologia di Spoon River; no, una l’ha letta. Fumano. Hanno fidanzati e sono convinti che dureranno per sempre. È sabato mattina, qualcuno è stravolto dal venerdì sera. Hanno una luce negli occhi. Hanno qualcosa. Hanno la loro storia. Non so se questo progetto possa insegnargli come raccontarla. Non credo che possa dirgli come viverla. Io, di mio, vorrei solo dirgli questo, che è la verità della letteratura; ciascuno di loro ha una storia irripetibile. Dirgli la verità. Ciascuno di loro è più importante di qualsiasi libro sia mai stato scritto. Ce la farò?

 Giovanni Montanaro