Al Salone del Libro 2016, nel padiglione 5, si è tenuta per il sedicesimo anno consecutivo, la conferenza tenuta dai traduttori, Ilide Carmignani, Vincenzo Mantovani, Yasmina Melaouah e la direttrice ed editor della casa editrice Calabuig Mariarosa Bricchi, riguardo il rapporto, a volte conflittuale, tra redattore e traduttore. Riguardo questi due compiti molti tendono a generalizzarne l’importanza; infatti il compito di traduzione richiede un’ampio lavoro di ricerca dei termini e delle fonti dalle quali derivano alcuni concetti altresì non traducibili nella lingua d’arrivo, l’impegno sia fisico sia morale in quanto per il traduttore deve essere un abile custode della propria lingua e della propria letteratura.
Sono stati presentati due libri e si è discusso del lavoro di editing svolto in entrambi i casi dalla Bricchi. Uno “A metà dell’orizzonte” di Roland Buti con traduzione della Melaouah e l’altro, tradotto da Mantovani “Le figlie degli altri” di Richard Stern.
Nelle isolate campagne svizzere, il ricordo di un’estate crudelmente arida vissuta da un ragazzo quattordicenne figlio di un allevatore di polli, su un piano sghembo e inquietante, si intreccia con una visione della natura dalla sfumatura malefica e misteriosa. Così Roland Buti vuole trasmettere il rapporto profondo e il ruolo fondamentale che la natura, serpeggiando nel romanzo, svolge infrangendo un’apparente armonia cosmica, posta su un piano metaforico. La traduttrice racconta che per completare il suo lavoro si è recata nelle campagne della Svizzera francese; una dimostrazione del fatto che il lavoro del traduttore non è una cosa affatto scontata ne facile che porta alla ricerca minuziosa di soluzioni più vicine alla lingua d’arrivo.
Il libro di Stern invece tratta della storia d’amore travagliata tra un professore di Harvard e una sua studentessa. Con il procedere della vicenda si vengono ad accostare due sentimenti agli antipodi: la nascita di un nuovo sentimento d’amore e la sofferta miseria per il divorzio e dunque la perdita del mondo precedente. Il compito del traduttore e del editor è anche scovare i piccoli stratagemmi che l’autore impiega nelle opere, ad esempio Vincenzo Mantovani e l’editor Mariarosa Bricchi hanno capito il metodo del quale l’autore si è servito per chiamare la studentessa : infatti prima che i due personaggi iniziassero la loro relazione, il narratore esterno si rivolgeva a lei come “Mrs Ryder” mentre successivamente con il suo nome di battesimo Cynthia.
Come si può vedere il lavoro di un traduttore è molto più arduo e complesso di quanto sembri e richiede un articolato lavoro di ingegno.
Costanza Maria Piglione e Alessandro Romano liceo Alfieri
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