In apertura dell’incontro di presentazione del suo nuovo libro, “Garrincha, l’angelo dalle gambe storte” edito da Uovonero, Antonio Ferrara accoglie i ragazzi con la sua solita simpatia, li mette a loro agio, poi distribuisce fogli, pennarelli e matite.
Racconta brevemente la storia di Garrincha, famoso calciatore brasiliano, un fenomeno sul campo anche se portava nel corpo i segni della poliomielite. Poi, però, si concentra subito sui presenti, che osservano curiosi il libro a fumetti. Le illustrazioni sono semplici, basate solo su due colori, bianco e blu. Le linee spesso non sono nemmeno collegate e vi sono numerosi spazi vuoti, ma perché? “Perché permette ai lettori di immaginare, di usare gli occhi della mente. Incuriosisce, non si vede l’ora di scoprirne il seguito.” dice Antonio Ferrara.
Poi si passa alla pratica: i ragazzi devono disegnare cercando di imitare una delle tavole del fumetto. Le istruzioni sono poche e semplici: nella prima vignetta il protagonista, un cacciatore, deve essere ritratto di profilo, nella seconda deve essere raffigurato mentre tocca un oggetto e nella terza deve essere immerso in un paesaggio.
Tutti lavorano in silenzio, grandi e piccini, per poi mostrare, chi soddisfatto e chi meno, il proprio lavoro.
Ferrara elogia il talento di tutti, anche scherzosamente, ma ne apprezza le idee, facendo notare l’ armonioso contrasto tra il bianco del foglio ed il nero del pennarello.
Ogni disegno è, nel suo piccolo, diverso dagli altri, mai definito “non consono” o “sbagliato”, metafora che si potrebbe adattare a molti argomenti d’attualità.
Dice l’autore: “Qui non si sbaglia mai, e se qualcuno fa un errore, verrà subito utilizzato per qualcosa di nuovo.”
Giulia Lubatti, I.C. Peyron
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