“Non riduciamo Aldo Moro a quei 55 giorni.” questa è la frase che apre la conferenza “Aldo Moro: cent’anni di visioni politiche” tenutasi giovedì 12 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino. I 55 giorni in questione rappresentano quel terribile periodo del 1978 in cui Aldo Moro, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, venne tenuto in prigionia dalle Brigate Rosse. Limitare la figura di Moro al suo sequestro sarebbe assai sminuente, e nel corso della conferenza è stato possibile conoscere le molteplici sfaccettature della sua personalità. Moro infatti è stato un marito, un padre e un nonno; lo hanno ricordato le commoventi lettere interpretate dall’attore Roberto Herlitzka, già calatosi nei panni di Moro nella pellicola “Buongiorno, notte“, diretta da Marco Bellocchio. A seguire Luigi La Spina, editorialista della Stampa, lo ha descritto, tramite la sua esperienza personale, come un docente dallo sguardo sempre rivolto ai giovani e al futuro, tanto capace nell’insegnamento quanto umile nella voglia di non smettere mai di imparare dai propri studenti. Tutto ciò faceva di Moro un visionario, il cui intento principale era creare un’unione salda in un momento di crisi della Repubblica. Avendo ben presente le divergenze che frammentavano l’Italia, Moro si rendeva conto che il conflitto politico dovesse avere una fine, oltre che un fine. Il suo concetto di democrazia si basava sui principi dell’inclusione e del dialogo, come ha spiegato il politico Luciano Violante nel suo intervento, ed è per questo che Moro aveva cercato di favorire un incontro tra il Partito democristiano (PD), il Partito Comunista Italiano (PCI) e i fascisti del dopoguerra. Ma per quale motivo Moro è ancora oggi una figura di riferimento? Come è stato puntualizzato dal Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, Aldo Moro è stato l’ultimo politico in grado di concepire un futuro ambizioso per l’Italia. “Pensare in grande”, insomma, è l’eredità lasciata da questo grande uomo, i cui ideali erano fondati sul principio del dialogo, che rappresenta il modo di essere all’interno del quale si riconosce la Puglia tutt’oggi. Ma nel ricordare Moro non può mancare una nota di amarezza, legata al suo assassinio, attorno al quale ancora oggi aleggiano mistero e omertà. La “versione ufficiale” sulla morte di Moro è stata demolita nel corso della conferenza dal giornalista e scrittore Gero Grassi, che ne ha dimostrato la falsità e l’infondatezza. Ma, a così tanti anni dai fatti, è insensato pensare di poter effettuare una ricostruzione giuridica degli eventi e delle responsabilità. Ciò che resta da fare è una ricostruzione politica degli avvenimenti, per comprendere a pieno i meccanismi che hanno portato a un fatto tanto drammatico. Capire i gravissimi errori commessi in passato è il primo passo per non ripeterli.

di Mautino Margherita e Hary Vittoria