9-V-2016.
Siamo oggi presso la Biblioteca Civica Alberto Geisser. Siamo qui per sentire l’intervento di Ronny Somek. Egli nasce in Iraq, a Baghdad, nel 1951. Venne espulso ed emigrò in Israele nella primissima infanzia, che trascorse un una grande baraccopoli.
Di mestiere oggi fa l’artista: musica, arte, poesia. La sua arte tocca tantissime discipline e in modi quantopiù variopinti; tocca tutti gli ambienti della vita, ciascuno dei quali reca la sua pennellata. Tra le sue poesia più significative vi è “il bambino balbuziente”, che riflette la sua infanzia e le sue difficoltà nell’approciarsi con le bambine, sue compagne di classe. La poesia più bella, tra quelle lette, è stata “Un canto di felicità“: ci teniamo a parafrasarne il testo, che non troverete nemmeno su internet: “Siamo come due statuine di sposi su una torta. Se il coltello si insinuerá ci impegneremo a restare sulla stessa fetta.”
Una punto di difficoltà dell’incontro è stato il fatto che Ronny non parlasse l’italiano, quindi la conferenza (ed anche le poesie lette…) è stata una continua traduzione. La lettura in lingua originale è stata però fondamentale per comprendere al meglio le poesie e spingersi oltre la barriera della lingua. Tuttavia dopo l’ennesima lettura si è rischiato divenisse un po’ …noioso.. Grazie a questa conferenza abbiamo però potuto farci un’idea dell’immensa differenza culurale tra Italia ed Israele, spesso ampliata dai pregiudizi e dai preconcetti, nostri e loro. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata di un qualche spessore, tuttavia (purtroppo) la difficoltà degli argomenti trattati, un po’ di disorganizzazione generale, il basso numero di ascoltatori ed anche la barriera linguistica hanno fatto sì che ci abbia interessato, ma non troppo, usando una litote…
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