Al Salone del Libro di Torino, lo scrittore Marco Malvaldi ha tenuto una conferenza sul rapporto tra poesia e scienza.

Il suo ultimo libro, “L’infinito tra parentesi” (edito da Rizzoli), racchiude questo strano connubio tra una materia scientifica ed una puramente umanistica.

Tutti certamente conosciamo sia il grande aedo cieco, Omero, sia il simpatico personaggio dei fumetti Disney, Paperino. Ebbene, entrambi sono stati i primi ideatori inconsci di teorie fisiche: quando una ricerca irlandese, tenutasi negli anni ’50, portò alla scoperta di nano schiume metalliche molto resistenti e la compagnia volle brevettare l’invenzione, l’autorizzazione gli fu negata poiché, in un passato molto lontano, uno scrittore di nome Omero aveva citato, per primo, un’idea simile nel mito di Efesto. Infatti, il Dio dei fabbri, quando scoprì che Afrodite l’aveva tradito con Ares, li incatenò al letto con una rete metallica invisibile, ma assai resistente.

Caso analogo capitò quando una nave che trasportava pecore affondò, inquinando le acque di fronte al Kuwait. In quell’occasione il fisico danese Karl Kroyer sperimentò un curioso metodo per far venire a galla la nave dagli abissi. Questo, attraverso un tubo, riempì lo scafo di palline di polistirolo, leggerissime, ed il piano funzionò. Quando questa notizia fece il giro del globo e Kroyer raggiunse la notorietà, volendo brevettare il suo metodo si rivolse a varie autorità europee, che inizialmente acconsentirono. Ma il permesso venne negato dall’Olanda. Infatti un metodo molto simile fu impiegato in un numero del 1948 di Paperino (“The Funken Yatch”), nel quale il simpatico papero riempì una nave di palline da ping-pong.

Un viaggio che attraversa secoli e continenti per portare alla luce una di quelle verità evidenti, ma che vengono sempre ignorate: non esiste una distinzione netta tra quelle che vengono definite materie scientifiche e umanistiche, esiste il cervello umano, che è unico, non certo diviso per campi semantici. E’ l’immaginazione che ci spinge a creare qualcosa che prima non esisteva, il motore propulsivo del progresso, e questo avviene perché la nostra mente è in grado di fare delle analogie, di pensare qualcosa come uguale a qualcos’altro. L’analogia esiste sia in poesia, sotto forma di metafora, sia nella scienza, come equazione. Ecco allora che queste due discipline, apparentemente così diverse, si rivelano essere due facce della stessa medaglia.

Lorenzo Mollo e Costanza Maria Piglione,   Liceo Classico Vittorio Alfieri, Torino

Con la collaborazione di Giulia Cibrario.