Oggi il Salone Internazionale del Libro con grande piacere ha ospitato il celeberrimo Paolo Nori per tenere una conferenza sulla traduzione e sul come insegnare a tradurre. Ironico ed eloquente Nori si presenta come un semplice traduttore di opere russe, nato a Parma ma vissuto anche in Algeria, intrattenendo il pubblico. Durante tutta la sua spiegazione legge e commenta le sue opere e quelle di alcuni scrittori intervallando la lettura con racconti della sua vita filosoficamente interpretati. Induce così gli ascoltatori ad intraprendere un percorso culturale attraverso la storia della lingua italiana in correlazione a quella russa, citando le opere dei più grandi esponenti delle due letterature. Ne risulta così che la lingua italiana è, ed è sempre stata condizionata, dalla presenza di dialetti regionali perciò si tende a scrivere in una lingua che spesso risulta desueta o addirittura definita morta; al contrario quella russa è prettamente legata al parlato e quindi anche un bambino russo può capire un’opera di un suo connazionale vissuto un secolo prima, mentre un bambino italiano è difficile che capisca anche solo un’opera dell’inizio del XX secolo.
Alla domanda “E’ possibile insegnare a tradurre?” Nori risponde che non è possibile insegnare a fare qualcosa ma bensì è possibile insegnare a guardare.
Alessandro Romano, Tommaso Rossi, liceo Alfieri
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