Nell’incontro di ieri nell’area Bookstock del Salone è stato presentato il libro di Renata Pepicelli, ricercatrice all’Università di Bologna e esperta del mondo islamico, “Giovani musulmane in Italia”.
Sono intervenute nel dibattito anche Daniela Finocchi, ideatrice del concorso letterario nazionale “Lingua madre”, che dà la possibilità alle donne straniere residenti in Italia, di raccontare le loro storie, e tre ragazze musulmane che hanno portato le loro dirette testimonianze.
L’incontro si è incentrato sulla discussione di origini, cittadinanza, nazionalità e identità di ragazzi e ragazze che, nati da genitori stranieri, in realtà si sentono essenzialmente italiane.
Le giovani presenti più volte hanno ribadito come spesso la gente tenda a generalizzare l’identità islamica, fermandosi solo al colore della pelle o al velo e non riflettendo su cosa potrebbe esserci “sotto”. Infatti, come ricorda Sara Briniche, “non c’è solo l’etichetta musulmana”, ma anche studio, lavoro e capacità.
Hind Lafram, collegandosi al discorso, racconta la sua esperienza nella moda e la volontà di creare una linea di abbigliamento consona alle regole musulmane, ma che nello stesso tempo si avvicini ai gusti occidentali.
Inoltre sostiene che è responsabilità dei musulmani rispondere alle curiosità di noi occidentali, non vergognarsi della propria religione, ma soprattutto non rendere l’identità una cosa pesante agli altri.
L’incontro si è concluso con una riflessione sulla donna musulmana e sul suo ruolo nella società. “La donna è manager di se stessa”, ricorda una delle ragazze.
Sara Radegonda e Jessica Santarossa, 4^H, Liceo Grigoletti
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